Non conosce sosta il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario. Anche nel giorno del varo definitivo delle nuove norme contro le violenze in corsia, si registra l’ennesimo episodio. Questa volta a Reggio Emilia, dove un sedicenne ha sferrato un pugno in faccia ad un infermiere del pronto soccorso ed è stato denunciato con l'accusa di lesioni in danno di personale medico. Episodio che segue quello avvenuto lunedì sera nel Pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme con il primario aggredito a colpi di manganello dal parente di una degente. E mentre la violenza dilaga, nelle corsie del Pronto soccorso dell’ospedale Spoke Paola/Cetraro, in Calabria, le bodyCam fanno la loro comparsa sui camici quale deterrente.
Col via libera della Camera, da oggi le nuove norme prevedono l'arresto obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l'arresto in flagranza differita per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari e dei loro ausiliari, nonché per il reato di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria. Condizioni che non sono state riscontrate dal Tribunale di Lamezia Terme che oggi non ha convalidato l’arresto - eseguito proprio in flagranza differita - di Carlo Sacco, il 28 anni accusato di essere l’autore dell’aggressione al primario facente funzioni del Pronto soccorso dell’Ospedale lametino Rosarino Procopio. Per lui, il giudice ha disposto gli arresti domiciliari per lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere.
In questo clima arroventato, sono state installate e sono già operative le bodyCam per il personale del Pronto soccorso dello Spoke Paola/Cetraro. Si tratta, spiega l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, di una misura finalizzata a monitorare l'attività di chi le indossa e dei soggetti che interagiscono col personale. Dispositivi che sono stati installati anche negli altri Spoke e presidi ospedalieri del territorio Cosentino. Una decisione presa per contrastare il «triste fenomeno delle aggressioni ai danni del personale sanitario, dei cittadini ed a tutela del patrimonio immobiliare dell’Ente» sottolinea l’Asp.
I dispositivi saranno indossati solo ed esclusivamente a tutela della loro incolumità e non ci sarà violazione della privacy. Le immagini saranno conservate per un massimo di 48 ore ma nel caso in cui si dovesse verificare un’aggressione ad un sanitario o gesti di violenza contro le attrezzature e strutture, i dati verranno messi a disposizione dell’autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine.
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