Il professore Spartaco Pupo è docente all’Unical di Storia delle dottrine politiche. Autore di decine di libri, studioso controcorrente, interviene sul tema della Città unica sollecitato dalle nostre domande.
Professore che ne pensa della fusione?
«Come tutte le innovazioni, chiude una fase e ne apre un’altra: pone fine al dibattito propagandistico riproposto da trent’anni a ridosso di ogni scadenza elettorale e introduce finalmente il livello istituzionale, che nelle democrazie avanzate è di per sé garanzia di autonomia, partecipazione e costituzionalità».
Alcune aree politico-culturali contestano invece la Città unica...
«Ogni forza politica sensibile alle istanze partecipative e autenticamente democratiche dovrebbe salutare con favore l’iniziativa della Regione. Purtroppo così non è, viste le resistenze di ogni tipo che la proposta sta incontrando specialmente a sinistra. Le ragioni che sorreggono il progetto della città unica sono più convincenti degli inconvenienti, che pure ci sono come in tutte le riforme. Ma alla situazione debitoria e alle accertate infiltrazioni mafiose si può e si deve rispondere. Dobbiamo soprattutto fermare l’inarrestabile processo di decrescita demografica e il rilancio di un territorio in evidente sofferenza rispetto ad altre aree urbane della provincia e della regione».
Ma è il momento giusto?
«Che i tempi siano maturi non lo pensano solo i cittadini che quotidianamente oltrepassano confini che sono davvero ormai solo artificiali e burocratici, ma lo confermano tutti gli indicatori, dall’assetto geomorfologico del territorio all’omogeneità culturale e sociale, dalla prossimità urbanistica a quella infrastrutturale, dalla continuità relazionale tra individui e gruppi all’interscambio sociale. E lo capirebbe anche la classe politica nella sua interezza se solo lasciasse prevalere il buon senso e vincesse l’atavica gelosia e la paura di perdere piccole nicchie di potere. Si tratta peraltro di potere personale, data l’assenza prolungata dei partiti e di sistemi politici stabili».
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