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A Scalea il business calabro-campano della coca

Quattro persone arrestate per traffico di sostanze stupefacenti sulla costa Tirrenica cominciato in piena emergenza Covid

Sgominato dai carabinieri un redditizio traffico di droga. Un sodalizio di quattro persone per rimpinguare i granai e rifornire i mercati. Un’attività capillare sulla costa avviata in piena emergenza Covid e che è proseguita fino a pochi giorni fa. La base era stata individuata a Scalea. È nel centro tirrenico che si sarebbero stabilite regole e attività che andavano assolte dai sodali sul territorio.
Le punte di diamante dello spaccio di cocaina e marijuana secondo le indagini sarebbero stati il cetrarese Franco Scorza (56 anni) e il napoletano Domenico Tamarisco (50 anni). Il blitz dei carabinieri della Compagnia di Scalea, coordinati dalla Dda di catanzaro, li ha spediti diritti in carcere insieme a Michele Silvestri di 30 anni e Emanuele Mandarano di 36 anni.

Tamarisco è una vecchia conoscenza della giustizia. In “esilio” dalla Campania a Scalea – a causa del divieto di dimora – sarebbe rimasto invischiato in diverse altre inchieste. Un sorvegliato speciale che si era stabilito in un complesso residenziale dell’Alto Tirreno cosentino. In uno di quegli immobili pressoché disabitati nella stagione invernale che è finito per diventare una valida base logistica per lo stoccaggio dello stupefacente. A Scalea veniva anche stabilito che doveva essere inibita tutta l’attività di spaccio degli autonomi che operavano sul territorio.

Occorreva bloccarli al fine di imporre il predominio sul litorale. Attività che vengono corroborate non soltanto dalle intercettazioni - fulcro dell’inchiesta - ma anche dalle testimonianze rese alle forze dell’ordine da alcuni assuntori di droga. La richiesta di custodia cautelare in carcere della Direzione distrettuale antimafia, coordinata dal capo dei pm Vincenzo Capomolla, era nei confronti di 15 persone. Altre undici risultano quindi indagate nell’inchiesta che contesta i reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi comuni da sparo e lesioni personali, con riferimento a questa fattispecie dell’aggravante dal metodo mafioso. Per loro in ogni caso il gip ha ritenuto non sussistere l’aggravante dell’associazione di cui all’articolo 416 bis comma 1 ovvero le varie condotte illecite sembrano poste nell’esclusivo vantaggio e interesse dei singoli autori. Le somme di denaro non sarebbero quindi confluite in quella ipotizzata bacinella costituita dalle casse dell’associazione.

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