Partiti in ordine sparso, formule di aggregazioni non convenzionali, movimenti e associazioni favorevoli e contrari. È il nuovo algoritmo elettorale che si sperimenterà nel referndum di domenica a Cosenza, Rende e Castrolibero, una piccola porzione di Cosentino che si appresta a tornare alle urne per decidere (ma il parere non è vincolante) il suo destino. Il fronte del “Sì” punta a disegnare una città sola, una città grande, metropolitana, che torni a guidare la Calabria più settentrionale. I contrari proveranno a riversare il proprio disappunto preferendo di conservare l’autonomia dei tre comuni. Sarà un test per poco meno di 94mila elettori (il corpo elettorale è riferito alle ultime consultazioni europee che si sono tenute nelle tre città ed alle quali erano iscritti a partecipare, complessivamente, 93.646 cittadini dei tre comuni): 8.068 a Castrolibero, 54.065 a Cosenza e 31.513 a Rende. Si voterà dalle 8 alle 21 nelle sezioni elettorali che saranno distribuite nei perimetri urbani dei tre Municipi. Saranno due i quesiti che gli elettori troveranno sulla scheda del referendum. Il primo è riferito alla proposta di legge regionale che ridefinisce i confini comunali: “Volete che sia approvata la proposta di legge n.177/XII^ e che sia istituito un nuovo Comune derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero?”. Il secondo quesito, invece, è riferito alla scelta della nuova denominazione. Sono tre le opzioni: “Cosenza”, “Cosenza Rende Castrolibero” o “Nuova Cosenza”. Al di là dell’esito della consultazione popolare, la data della fusione è stata già fissata in Consiglio regionale. L’iniziale “battesimo” era stato previsto per il primo febbraio 2025 ma un emendamento del gruppo consiliare del Pd ha fatto slittare il definitivo abbraccio tra le tre realtà al primo febbraio del 2027. Intanto, si rinnovano gli appelli. Sul fronte del “Sì” ieri la Lega ha organizzato un’attività divulgativa con gazebo. La deputata Simona Loizzo ha spiegato: «Bisogna concretizzare quel cambiamento che anche Confindustria, Confartigianato, Ance, i sindacati vogliono. La città unica è una realtà che si coglie dopo cinquant’anni». Carlo Rinaldo, portavoce di “Comunità in partecipazione diretta” è contro la fusione. Ma anche contro il “No” politico. «Non si sente la necessità di questa improvvisa accelerata verso la fusione. Dunque ci si disamora, non si partecipa, si fanno passare le sole ragioni dei politici e ci si avvia “velocemente” ad un referendum senza avere aggiunto ed approfondito né argomenti né soluzioni alternative, tipo la nostra della Unione dei Comuni».