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La camorra insidia il Tirreno cosentino: il ruolo dei narcos campani nella fornitura di droga nella zona di Scalea

Antichi legami criminali. L’ultima inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nell'area di Scalea conferma l'ingerenza dei gruppi camorristici nell'Alto Tirreno cosentino. Tra gli arrestati figura, infatti, Domenico Tamarisco, napoletano, fornitore della coca distribuita nel mercato locale. Il cinquantenne incontrava gli acquirenti locali, concordava prezzi e forniture di “coca”. Nel gennaio di quest’anno, sempre nel centro turistico tirrenico era stato ammanettato per traffico di stupefacenti Antonio Pignataro, 67 anni, già coinvolto e condannato per l’omicidio di Simonetta Lamberti, la bimba uccisa il 29 maggio del 1982 nell’agguato ordinato dalla camorra contro il padre, il magistrato Alfonso Lamberti. Nel settembre del 2021, in una villetta della cittadina era stata ammanettata una coppia di latitanti campani, Ciro Monacella e Annunziata Falanga, condannati rispettivamente a 18 e 16 anni di carcere dal tribunale partenopeo per traffico di droga e ritenuti vicini al celebre clan Mazzarella. Nel 2009, sempre a Scalea, in un’altra villetta, finì in manette Ciro Confessione, cognato del superboss Ciro Sarno, per decenni incontrastato “signore” di Ponticelli, lo chiamavano “o sindaco”.
A Santa Maria del Cedro, invece, venne rubata a un'azienda di trasporti privata che aveva sede nella frazione “Marcellina”, il bus usato dai killer autori della terrificante strage di Torre Annunziata. Nella città campana la mattina del 26 agosto del 1984, i 14 sicari scesi dal bus armati di fucili mitragliatori kalashnikov e mitragliette Uzi fecero fuoco contro un gruppo di persone ferme davanti al circolo dei pescatori, lasciando sul terreno otto morti e sette feriti. Il furto del mezzo usato dal commando di killer avvenne nella Calabria settentrionale tirrenica perchè lì – stabilirono gl'inquirenti – spesso si nascondevano e soggiornavano pezzi da da novanta della camorra.

“Don Raffaele” e la Calabria

E quanto la Campania sia stata nel tempo criminalmente vicina alla Calabria lo dimostra la storia di Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata (Nco). Fu infatti lo 'ndranghetista Umberto Muraca, storico uomo di rispetto di Lamezia Terme, che insegnò a “don Raffaele” le regole della mafia nostrana tenendolo addirittura a battesimo. E il “professore” di Ottaviano mutuò l'organizzazione interna della ‘ndrangheta per dare “regole” e “statuto” alla sua creatura criminale. Negli anni compresi tra il 1975 e il 1983, si sviluppò una diabolica sinergia operativa tra camorristi e mafiosi calabri in cui ebbero un ruolo centrale Paolo De Stefano di Reggio Calabria, Franco Pino di Cosenza e Giuseppe Cirillo di Sibari.

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