Un’ossessione. Sargonia Dankha, 21 anni, irachena d’origini ma naturalizzata svedese, non immaginava d’essere finita in un buco nero. Salvatore Aldrobrandi, oggi 75enne, gestore di una pizzeria a Linkoping, s’era invaghito di lei. Era giovane, bruna, con gli occhi neri e le pupille scintillanti, gli ricordava le ragazze del suo paese, San Sosti, il piccolo centro del Cosentino dov’era cresciuto. Poi la vita l’aveva portato altrove, verso le fredde terre nordiche in cerca di lavoro e di fortuna.
La relazione con la ventunenne, però, non funzionava: il calabrese, 46 anni, aveva già un’altra storia alle spalle e nonostante ricoprisse la ragazza di attenzioni anche dal punto di vista economico si mostrava geloso e aggressivo. La sua era una gelosia morbosa che aveva minato il rapporto. Sargonia non ne voleva più sapere di lui e l’aveva mollato: nella città della Svezia ove entrambi vivevano, aveva incontrato un uomo più giovane e dolce, capace di darle l’amore che Salvatore non sapeva offrirle. E la scelta sembrava aver sconvolto l’emigrato calabrese tanto da indurlo a tentare una irruzione in casa della vittima mentre si trovava in compagnia del fidanzato e di un’amica. Di più: Aldobrandi aveva addirittura chiamato i genitori di Sargonia raccontando loro che la figlia era adusa a fare orge nell’appartamento in cui risiedeva. Era tutto falso. E il padre e la madre della ventunenne lo capirono subito.
Di Sargonia Dankha non si ebbero più notizie dal pomeriggio del 13 novembre 1995. Scomparve nel nulla e i magistrati della procura di Imperia sostengono che sia stata assassinata e sepolta in un luogo mai individuato. L’omicidio sarebbe avvenuto nella pizzeria che Aldobrandi all’epoca gestiva nell’immensa e fredda nazione del Nord Europa. L’uomo chiese in prestito un’auto all’ex compagna proprio il giorno della scomparsa e la restituì la mattina successiva. Gl’investigatori svedesi arrestarono il pizzaiolo calabrese ma furono poi costretti a scarcerarlo perchè nel paese scandinavo nessuno può essere condannato per omicidio se il cadavere della vittima non viene ritrovato. E i resti di Sargonia non sono mai stati recuperati. Tornato in libertà Aldobrandi tagliò la corda tornandosene in Italia e si stabilì a Sanremo riprendendo l’attività di ristoratore. La madre della ventunenne assassinata non si è però mai arresa e, tramite l’avvocato Francesco Rubino dello studio Morri Rossetti di Milano, ha presentato tre anni fa denuncia in Italia, ai magistrati di Imperia. Lette le carte il procuratore capo Lari, ha affidato il fascicolo ai pm Paola Marrali e Matteo Gobbi che hanno acquisito tutto il fascicolo d’indagine redatto dai colleghi svedesi riaprendo il caso. Così, Salvatore Aldobrandi, che nel frattempo aveva messo su famiglia in Liguria, il 17 giugno del 2023 è stato ammanettato per omicidio aggravato dai futili motivi e occultamento di cadavere. Il ristoratore, che si è sempre protestato innocente, è difeso dall’avvocato Fabio Cravero. Ieri, davanti alla Corte di assise di Imperia, presieduta dal giudice Carlo Alberto Indellicati, già Gup a Palmi e Reggio, vi sono state le richieste di ergastolo della pubblica accusa, l’intervento dell’avvocato Rubino come parte civile e l’arringa del difensore. Poi la camera di consiglio: la Corte leggerà il dispositivo di sentenza domenica. Il presidente Indellicati, nel corso della sua carriera, si occupò di un caso in parte simile a quello di Sargonia, avvenuto in Calabria. Il riferimento è alla scomparsa di Angela Costantino, registrata a Reggio il 16 marzo del 1994. I due presunti responsabili della morte della donna, decisa perchè la vittima aveva una relazione sentimentale, sono stati condannati in primo grado con rito abbreviato proprio da Indellicati (all’epoca giudice per le udienze preliminari in riva allo Stretto) e la sentenza del magistrato calabrese è stata poi confermata sia in appello che in Cassazione.
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