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Bonus edilizia, dilapidati 15 milioni nel Cosentino

Smascherata organizzazione specializzata nell’istruire pratiche farlocche. Tre imprenditori arrestati da Polizia e GdF a Cetraro. Soldi fatti arrivare sui conti correnti postali aperti a nome di persone meno abbienti

Il bonus “miracoloso”. Con una chiave d’innesto composta da tre numeri e una percentuale: 110 per cento. Nella Calabria settentrionale tirrenica l’incentivo immaginato durante la pandemia da Covid per rilanciare l’edilizia, è risultato una facile fonte di guadagno. Cinquanta persone, gran parte delle quali neppure proprietarie di immobili, hanno ricevuto somme ingenti attraverso Poste Italiane; da 100 a 150.000 euro a testa. Ciò senza veder muovere una cazzuola o dover assistere all’impasto faticoso ma necessario di cemento e calce; nessun ponteggio da sopportare, né operai in giro per casa; niente di niente. Solo soldi da incassare cash, fornendo documentazione fittizia.
Tre imprenditori di Cetraro arrestati ieri dalla Polizia postale e dalla Guardia di Finanza, avrebbero messo in piedi l’ingegnoso sistema per drenare pubblici denari, Si tratta di Maurizio Bellavista e della moglie, Elvira Chimenti, entrambi sessantenni e del nipote, Guido Bellavista, 35, destinatari di un provvedimento restrittivo firmato dal gip bruzio, Alfredo Cosenza su richiesta del procuratore aggiunto Antonio D’Alessio e del pm Domenico Frascino.

Gl’investigatori hanno ricostruito il meccanismo usato per frodare lo Stato e le Poste. Gli imprenditori finiti in manette, attraverso un “reclutatore”, contattavano persone in difficoltà finanziarie, chiedendo loro di aprire un conto corrente postale, dotarsi di Speed e attivare una scheda Sim. Compiuta la procedura si facevano consegnare tutto avviando la richiesta di accesso al famigerato bonus edilizio. Accesso che avveniva previa produzione di documentazione tecnica completamente falsa, riferita a immobili allocati addirittura in altre regioni. È andata avanti così per mesi e mesi a partire dal 2022 con la indebita percezione di 15 milioni di euro. Un patrimonio, peraltro ben custodito. Già, perchè quando arrivavano sul conto le somme sollecitate, gli organizzatori provvedevano a investirne gran parte in oro, lasciando alla “testa di legno” utilizzata e al “reclutatore” solo il 10 per cento.

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