L’influenza, da giorni, imbratta le statistiche riempiendole di nomi e di cognomi, di date di nascita, di città, di accessi negli ospedali. Accumula casi, traccia le scie di una epidemia in crescita esponenziale. Il Cosentino appare simile a uno scaffale su cui è esposta merce di massa, ben allineata nei bollettini di questa superba turbolenza. Il virus insegue le sue prede, non le molla e le aggredisce con violenza. E il picco epidemico è ancora lontano.
Ogni anno è così, e man mano che i casi aumentano, i servizi assistenziali finiscono sotto assedio. Mancano i filtri del territorio, gli ospedali e le case di comunità restano un progetto sulla carta. Con medici di famiglia e di continuità assistenziale che si trovano a singhiozzo, i Pronto soccorso vengono presi d’assedio.
L’influenza, in queste ore, è una furia rotolata nelle stanze del già claudicante reparto d’accoglienza dell’Hub. I distintivi dell’esperienza e delle ampie capacità professionali di chi lavora da anni nella sanità dell’emergenza-urgenza dell’“Annunziata”, in questi ultimi giorni, non sembrano bastare a fronteggiare questa nuova pressione che rischia di scorticare la tenuta dell’intero reparto del Pronto soccorso. Una linea di confine che è tornata ad essere luogo di conflitto e di sofferenza, soprattutto, a causa degli accessi impropri, quelli a cui sarebbe bastata un’aspirina e uno sciroppo.
Ma la gente ha paura e corre in ospedale.Ogni giorno ne passano a centinaia e finiscono tutti lì, schiacciati tra quelle mura, tutti insieme, quelli che stanno messi peggio e quelli che stanno messi meglio. Dal primo gennaio, quella porta è stata già varcata da oltre mille persone in cerca di risposte sulla proprie condizioni di salute. Ma anche negli Spoke la situazione non cambia. Tanti contagiati, molti anziani, un numero impressionante di bambini e diversi casi seri. L’influenza si presenta con sintomi chiari: febbre alta e disturbi dell’apparato gastrointestinale. E gli esperti considerano ancora lontano il picco.
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