È un nuovo duello “Ambiente e Occupazione” quello che sarà portato prossimamente in Consiglio Regionale della Calabria. Il “braccio di ferro” andrà inevitabilmente ad incidere sugli equilibri interni della maggioranza in Consiglio Regionale. Sempre che non si proceda ad intraprendere un nuovo percorso normativo che sia capace di mettere d’accordo la biodiversità del Geo Parco del Pollino e l'occupazione generata da un impianto che entra a pieno titolo nelle scelte ambientali degli ultimi 50 anni. I consiglieri regionali di maggioranza e opposizione – tra l'altro alcuni hanno guidato la struttura direttiva del Parco Nazionale del Pollino – dovranno trovare una soluzione plausibile, anche alla scelta effettuata qualche anno fa dallo stesso Ente Parco: struttura e dirigenti scelsero, insieme ai rappresentanti dei comuni dell'area calabro – lucana di rimodulare la potenza massima delle centrali che insistono nelle aree protette, vale a dire da 41 a 10MW. Adesso sono due le proposte che mirano all'abrogazione dell'articolo 14 della Legge Regionale numero 36 del 2024: una a firma Pd e l'altra dei consiglieri regionali De Nisi, Graziano e Gentile.
Nell'occhio del ciclone è finito il suo promotore, vale a dire l'on. Ferdinando Laghi, il quale ha deciso di coinvolgere i vertici di Sorgenia attraverso una comunicazione ufficiale al Presidente e all’Ad della società che controlla la Mercure s.r.l. dopo le mancate risposte del Presidente di quest’ultima, Vaccarella, nell’ultima seduta della Sesta Commissione. «Ho inviato al Presidente del Gruppo Sorgenia, cui fa capo la Mercure srl, proprietaria dell’impianto, Ettore Francesco Sequi, e all’amministratore delegato, Michele Enrico De Censi, una nota che ho inoltrato per conoscenza anche al Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto ed al Presidente del Consiglio Regionale, Filippo Mancuso».
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