Gli ultimi giorni hanno descritto un clima (finalmente) invernale con neve, tanta neve, e temperature che ci hanno riportato indietro nella storia. Una sciabolata artica che, ci dicono, potrebbe alternarsi a più miti scenari almeno fino alla fine del mese. Tutto questo accade all’alba di un 2025 sbocciato sulla polvere di un 2024 considerato tra i più caldi di sempre (limitando il sempre a partire da quando esistono le misure meteorologiche). Un anno estremo con temperature in salita in ogni angolo della Calabria e del Cosentino, naturalmente.
Ma al di là dell’attendibilità dei primati storici che si intendono attribuire alle temperature registrate, più o meno verificabili, c’è un dato termico che viene considerato e monitorato con particolare attenzione in scienza e coscienza. Nel 2024 la temperatura del Mediterraneo ha continuato a registrare valori anomali e sempre più alti. Una configurazione che rischia di generare serie interferenze sull’andamento meteorologico. La variazione delle precipitazioni e l’evaporazione delle acque superficiali, infatti, alternano la salinità che influenza direttamente la vita marina e l’interazione con l’atmosfera. Il tema è diventato d’interesse, in particolare, anche dell’Unical che con gli scienziati del Dibest continua a studiare da oltre vent’anni l’anima del mare. E, inevitabilmente, segue anche questa inarrestabile ipertermia in relazione a possibili ripercussioni sulle variazioni climatiche. In pratica, si teme che la risalita della temperatura dell’acqua del mare possa determinare fenomeni estremi nella biosfera. E negli ultimi tempi le variazioni climatiche hanno subito una pericolosa progressione.
Scie di instabilità che, al di là del global warming, rappresentano la correlazione ciclica tra il clima e la vita dell’uomo che si sono evoluti da sempre attraverso adattamenti alle mutate condizioni ambientali. La Calabria è tra le regioni che rischiano di più. L’economia regionale è fortemente impalcata sulle produzioni dell’agricoltura e della pesca. Legambiente ha contato anche per il 2024 il numero degli eventi climatici estremi censendone in tutto 351 in Italia (per la terza volta si supera quota 300), mentre in Calabria sono stati in tutto 12. Nel mirino sono finite spesso le produzioni agricole, colpiti dalle turbolenze del meteo (basti pensare a quello che accade nella Sibaritide ogni volta che il Crati si gonfia per le piogge abbondanti e per la presenza di “giardini” che finiscono per diventare dighe artificiali). E se l’agricoltura soffre, finisce in ginocchio l’economia provinciale e della regione.
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