Simonetta Costanzo, psicoanalista, criminologa e docente dell’Università della Calabria ha studiato durante la sua carriera professionale e accademica decine di gravi casi di cronaca. È autrice di molti volumi scientifici e di ricerche pubblicate in tutta Europa. A lei poniamo delle domande per dare una chiave di lettura a quanto accaduto.
Costanzo, perchè secondo lei questa donna simula l’avvenuta nascita di un bimbo e poi decide di compiere il rapimento di una neonata in una clinica?
«È il famoso fenomeno delle false gravidanze o dei feti fantasma - un fenomeno che si riscontra anche negli uomini - , già noto ai tempi di Ippocrate. Le cause possono essere psicologiche ma anche ormonali e la donna si convince di essere in gravidanza. Pertanto, la simulazione diventa poi un fatto reale. È difficile rispondere alla domanda del rapimento le cause potrebbero essere tante: la paura di perdere il nigeriano che potrebbe essere ignaro e potrebbe essere andato a prenderla in clinica credendo che avesse partorito; un sentimento ambivalente nei confronti della maternità, pertanto, se il figlio non è mio, me ne posso liberare come quando voglio; un forte disagio psicologico che spinge la donna ad appropriarsi a tutti i costi di un figlio fatto da un’altra donna».
L’indagata potrebbe essere capace di ripetere un atto del genere in futuro?
«Diciamo che questi sono casi seriali. Generalmente queste donne ripetono l’atto. È chiaro che nella vicenda avvenuta a Cosenza, la donna-protagonista potrebbe avere una personalità molto complessa con un indice di realtà deficitario e anche un quoziente intellettivo basso per poter pensare di farla franca in questo modo. Il compagno nigeriano sicuramente non l’ha saputa aiutare e, forse, non ha capito cosa stava accadendo. Escluderei insomma lo scopo del lucro, cioè rapire il bambino, la bambina in questo caso, per poi venderla o darla ad altri, perché altrimenti non si giustificherebbe il fiocco azzurro la festa, i dolci, i vestitini. Che ci sia un problema legato all’esame della realtà ce lo dice anche il fatto che questa donna abbia vestito con abiti da maschietto, una bambina».
Approfondiamo questo punto: cosa potrebbe celare questa scelta?
«Cambia la tutina da rosa a celeste evidentemente con lucidità, Forse, perchè pensa di coinvolgere appieno il nigeriano con un figlio maschio».
Non si capisce se il marito fosse pienamente coinvolto nel sequestro, oppure ignaro di tutto: che ne pensa?
«Se fosse coinvolto e complice bisognerebbe indagare sulle motivazioni che lo hanno spinto ad agire. Altrimenti sembra una follia condivisa. La storia della follia a due è molto importante. Ci sarebbe un incube e un succube: l’incube generalmente è paranoico persecutorio, il succube è dipendente e quindi si crea una condizione irreale che, in questo caso, è sfociata nel rapimento della bambina di un di un’altra donna/madre. La follia a due è una patologia psichiatrica.
Oppure l’indagata potrebbe avere organizzato lucidamente tutto, agendo per paura di perdere il marito. Bisognerebbe capire meglio la storia della coppia per chiarire il caso».
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