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Dopo il rapimento a Cosenza scatta l'allarme: necessario ripensare alla sicurezza nelle strutture sanitarie

Il garante regionale per la tutela delle vittime di reato propone l’istituzione di un tavolo permanente con tutte le istituzioni

Adesso che tutto è risolto, adesso che la piccola Sofia è tornata a casa è necessario guardare un po’ più in là. È necessario ripensare i canoni della sicurezza all’interno delle strutture sanitarie. Il garante regionale per la tutela delle vittime di reato, l’avvocato Antonio Lomonaco, proprio alla luce di quanto è successo nei giorni scorsi a Cosenza ritiene «importante, imprescindibile, avviare un tavolo permanente per la definizione di un protocollo di sicurezza». Perché il caso del rapimento della neonata dalla clinica del sacro Cuore di Cosenza, si è risolto nel migliore dei modi ma in futuro le cose potrebbero «anche avere un risvolto diverso ed è a questo – sottolinea Lomonaco – che bisogna pensare». L’episodio cosentino «rende più che mai urgente – rimarca il garante regionale per la tutela delle vittime di reato – l’adozione di misure concrete per assicurare la massima sicurezza in ogni presidio sanitario della regione».
Le strutture mediche devono essere luoghi protetti, «con la capacità – rimarca l’avvocato Lomonaco – di prevenire qualsiasi evento che metta a rischio l’incolumità dei pazienti e degli operatori. Quanto accaduto ha evidenziato la necessità di un intervento coordinato per colmare eventuali lacune nei sistemi di sorveglianza e sicurezza delle strutture sanitarie. Pertanto – sottolinea Lomonaco – è auspicabile un tavolo permanente di confronto e lavoro, che coinvolga rappresentanti delle Prefetture, delle Asp e delle strutture sanitarie pubbliche e private, nonché esperti in sicurezza. Un tavolo – afferma – per analizzare i sistemi di prevenzione attualmente in uso, evidenziando criticità e punti deboli. E, al contempo, per elaborare un protocollo di sicurezza, con standard chiari e vincolanti, che includa: i sistemi di videosorveglianza e controllo degli accessi; la formazione del personale su protocolli di sicurezza; le procedure di emergenza in caso di situazioni critiche; il monitoraggio e l’applicazione dei protocolli, contemplando verifiche periodiche per assicurarne l’efficacia e il rispetto delle normative vigenti. Di tutto ciò, a conclusione della vicenda cosentina – afferma Lomonaco – ne abbiamo discusso anche con la collega Anna Maria Stanganelli, garante regionale della Salute, con la quale condivideremo tutte le azioni da mettere in campo».

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