Il marito ingannato. Omogo Chiedebere Moses, 47 anni, quando la polizia ha fatto irruzione nella casa di Castrolibero che divideva con la moglie, Rosa Vespa, s’è reso conto che la creaturina coricata in culla non era un maschietto ma una bambina. «Dov’è Ansel?»: ha chiesto alla compagna di vita e agli stessi investigatori. La moglie è scoppiata in lacrime senza riuscire a offrire una risposta. Il nigeriano ha descritto al gip, Claudia Pingitore, tutto il suo disagio, l’incredulità, l’ansia rispetto a quanto accaduto nella sua esistenza negli ultimi nove mesi. Il magistrato gli ha creduto, così come il pm Antonio Tridico. D’altronde, gli avvocati Teresa Gallucci e Gianluca Garritano, legali della coppia, hanno fatto notare come le circostanze indicate da Moses coincidessero plasticamente con quanto confessato poco prima dalla consorte. Ma cosa ha detto la cinquantunenne? «Ho ideato tutto io, mi sono trovata in un vortice da cui non sono riuscita a uscire». La ragione»? «Il desiderio di maternità». Poi la giustificazione dettata a verbale tra le lacrime: Non volevo fare male a nessuno, la bimba non ha corso rischi e...neanche io sapevo cosa stessi facendo». Che Rosa Vespa fosse parecchio determinata ma pure altrettanto confusa è svelato dalla dinamica degli accadimenti e dalle testimonianze assemblate dai poliziotti guidati Gabriele Presti e Claudio Sole. Rosa ha impegnato una conoscente per preparare dolcini, acquistare confetti per festeggiare il ritorno a casa di “Ansel” un bimbo mai nato. S’è finta puericultrice, ha rapito una neonata, l’ha vestita da maschietto.... poi tutto è crollato con l’irruzione degli uomini del questore Giuseppe Cannizzaro. È evidente che la donna adesso agli arresti nel carcere femminile di Castrovillari, abbia vissuto una realtà alterata. È per questo che gli avvocati Gallucci e Garritano spiegano: «Abbiamo chiesto di essere autorizzati dal Gip a nominare un consulente psichiatrico perchè valuti le condizioni della nostra assistita. In carcere è già stata sentita dal personale specializzato». Ieri Teresa Gallucci ha formalizzato l’incarico a una specialista in medicina generale e psichiatria che nei prossimi giorni potrà incontrare Rosa Vespa. I legali vogliono, evidentemente, avere una quadro più chiaro per esercitare appieno il mandato defensionale. Il magistrato Claudia Pingitore, con il parere favorevole del pm Tridico, ha accolto la richiesta dei legali. Questa vicenda di eccezionale gravità e, al tempo stesso, di assoluta singolarità, si svilupperà giudiziariamente intorno alla personalità dell’indagata. Una personalità per il momento meritevole della detenzione carceraria. Nel penitenziario della città del Pollino Rosa Vespa è tenuta sotto costante osservazione e sorveglianza dagli operatori addetti alla sicurezza. L’impatto con la reclusione l’ha infatti riportata celermente alla vita reale, ma il passaggio repentino da un contesto diabolicamente immaginifico a una situazione tremendamente concreta potrebbe giocare brutti scherzi sulla sua già precaria condizione psichica. I risultati dell’accertamento medico-psichiatrico chiesto e ottenuto dai difensori potranno offrire un quadro “tecnicamente” più chiaro.