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’Ndrangheta, Cassano e la gestione positiva dei beni confiscati ai boss

Nel comune ionico del Cosentino assegnati e riutilizzati immobili sottratti dallo Stato a esponenti della criminalità

Giuseppe Cirillo

Quando da una spina può nascere un fiore. Cassano rappresenta oggi un esempio di come la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata possa diventare un simbolo di riscatto, rinascita e buona pratica. Un percorso lungo e complesso, che ha visto l’impegno sinergico delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della comunità locale.
La storia dei sequestri e delle acquisizioni dei beni appartenenti a Giuseppe Cirillo, figura di spicco della criminalità organizzata locale, risale agli anni ‘90, quando le operazioni delle forze dell’ordine iniziarono a colpire il patrimonio di uno dei capi indiscussi del locale di Sibari. Da allora, numerosi beni confiscati sono stati trasformati in spazi di utilità pubblica, restituendoli simbolicamente e concretamente alla collettività.
Uno degli esempi più significativi è la comunità di recupero “Il Mandorlo”, nata sulle fondamenta del progetto “Saman”, destinata a offrire un luogo di supporto e reinserimento sociale. Altri immobili sono stati riqualificati e assegnati a funzioni strategiche, come la sede del Gruppo di Sibari della Guardia di Finanza, a testimonianza di come lo Stato abbia saputo presidiare il territorio anche nei luoghi che un tempo simboleggiavano il potere mafioso.

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