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Bimba rapita a Cosenza, il gip: “Rosa Vespa è una donna incapace di governare gli impulsi”

Neonata rapita, le ragioni della detenzione di Rosa Vespa. Trovate in casa false attestazioni mediche. Sullo sfondo un asimmetrico rapporto di coppia

Una foto rubata su Internet. C’è un neonato con un cappellino e, intorno, il personale medico. Sono le 20 dell’8 gennaio scorso, Rosa Vespa, 51 anni, la manda al marito dalla camera dell’hotel Royal di Cosenza. “Amò, Anselmo dorme”. E poi: “Dio è grande sempre”. Omogo Chiedebere Moses, 47, crede che si tratti del figlioletto appena nato. È un inganno. Il bimbo non è mai nato. Al suo posto arriverà a casa, a Castrolibero, Sofia, una femminuccia sottratta ai genitori nella clinica “Sacro Cuore”. Ma nessuno lo capisce subito. La donna il 21 gennaio va a riprendere il figlio immaginario “fabbricando” pure un documento per spiegare la ragione per la quale è rimasto 13 giorni ricoverato. È un foglio falsificato recante il logo degli ospedali riuniti “IGreco”. C’è scritto: «Oggi 21 gennaio 2025 alle ore 17,30 il paziente Omogo Anselmo viene dimesso perchè negativo al Covid. Con la presente si ricorda visita pediatrica giorno 4 febbraio ore 16 presso Sacro Cuore». In calce una firma incomprensibile. Rosa Vespa ha pensato a tutto. O almeno così crede. Il documento viene trovato in casa dai poliziotti del questore Giuseppe Cannizzaro quando fanno irruzione per “liberare” Sofia. Nell’abitazione, al cui ingresso campeggia un fiocco azzurro, è in corso una festa con lo spumante da stappare, i dolci e i confetti da mangiare. Alla neonata rapita, la cinquantunenne ha cambiato la tutina rosa sostituendola con un body azzurro. Dall’8 gennaio - come riveleranno il marito e il cognato Andrea Fiorentino - la donna s’è quasi quotidianamente tirata il latte per portarlo in clinica al bimbo che non c’è. Fingerà di entrare nella struttura sanitaria dopo essersi fatta accompagnare dai parenti ai quali ha però sempre impedito di entrare perchè, a suo dire, era vietato. La ragione? Anselmo aveva il Covid. La storia della finta gravidanza, come ricostruito dal gip di Cosenza, Claudia Pingitore, comincia a maggio quando Rosa ha un ritardo di due mesi del ciclo mestruale. Decide, perciò, di simulare una gravidanza che tuttavia si paleserà, seppur istericamente, con un ingrossamento del ventre e dei seni ed episodi di amenorrea. Poi inventa, a settembre, l’esame che rivela il sesso del nascituro e organizza una festicciola.
Per definire la personalità dei coniugi indagati, il gip PIngitore scrive: «Dallo scenario delineato emerge un asimmetrico rapporto di coppia nel quale l’Omogo si pone in una posizione di piena accondiscendenza e cieca fiducia nei confronti della Vespa, molto probabilmente anche perchè rappresenta il suo unico punto di riferimento familiare e affettivo in Italia; non irragionevole quindi il suo completo affidarsi alle parole della moglie la quale, consapevole della influenza esercitata sul compagno, ne approfittava, imbastendo, mese dopo mese, quella folle sceneggiata». Il magistrato dispone la carcerazione per Roisa Vespa affermando: «Si ritiene sussistente, concreto e attuale il pericolo di reiterazione di analoghe condotte delittuose, avuto riguardo alle circostanze della condotta posta in essere dall’indagata ed anche alla personalità della medesima, quale delineata proprio dalle allarmanti modalità di esecuzione della condotta criminosa, che denunciano spregiudicatezza sicuramente non comune, unita ad una evidente incapacità di governare i propri impulsi». La donna, che sarà sottoposta a visita psicjhiatrica, è difesa dagli avvocati Teresa Gallucci e Gianluca Garritano.

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