
L’intervento chirurgico di ricomposizione delle microfratture al braccio destro al bambino di due anni che potrebbe essere stato vittima di maltrattamenti in famiglia è perfettamente riuscito. Adesso il piccolo è stato trasferito nella degenza del reparto di Chirurgica pediatrica, all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, e si trova nella stessa stanza del fratellino di tre anni e mezzo che è ricoverato dal 25 gennaio. Al capezzale dei bambini ci sono l’assistente sociale inviato dal Comune di Paola e un cordone rafforzato di sanitari per volontà del direttore del dipartimento materno infantile, Gianfranco Scarpelli. Chiaramente bisogna accelerare le pratiche di affido. In nosocomio sono provvisoriamente sotto la responsabilità del tutor, il direttore del reparto Fawzi Shweiki. I bambini sono provati e impauriti. Necessitano non solo di cure ma anche di calore e di affetti. Una raccolta di vestiti, intimo, prodotti per l’igiene e giocatoli è stata avviata dall’associazione Onco Med e dal suo presidente Francesca Caruso.
Per conoscere ogni dettaglio di questa brutta storia che coinvolge i bambini di due e tre anni e mezzo, originari di Paola, forse bisognerà attendere la conclusione delle indagini dei carabinieri. Ma il padre naturale dei due piccoli? Non pervenuto, nonostante il clamore della vicenda. Ha preferito forse defilarsi dai riflettori. I bambini vivevano, da come si è appreso, con la madre. La donna è legata sentimentalmente a un altro uomo ben conosciuto alle forze dell’ordine e assegnato al regime degli arresti domiciliari e che nel 2023 è finito anche nell’inchiesta della Dda denominata “Affari di famiglia”. Il 34enne adesso è iscritto – come la mamma e la nonna dei due piccoli – nel registro degli indagati per l’ipotesi di maltrattamento ai due bambini. Un cugino avrebbe cercato di ammazzarlo tempo fa. Poi è finito nei guai per droga. Nel mezzo un tentativo per il suo recupero. Era stato affidato ad attività di volontariato in parrocchia. Ma non sarebbe servito a nulla. I bambini potrebbero essere cresciuti in un ambiente familiare dove i punti di riferimento certi e sicuri sono mancati. E in ogni caso in un contesto disagiato. Per tale motivo la famiglia era già seguita dai servizi sociali. Di violenze però fino a pochi giorni fa non ve ne era nemmeno l’ombra o quanto meno il sospetto. La vicenda non sarebbe stata quindi sottovalutata. Ma adesso che le testimonianze dei camici bianchi hanno diramato la fitta nebbia si sono accesi i riflettori sul caso. È ben chiaro che, se nell’ipotesi venissero confermati i maltrattamenti presunti, resterebbe il rammarico pet non essere intervenuti prima. Ma forse le forze dell’ordine non sono state informate per tempo e non si è quindi attivata quella macchina organizzativa che avrebbe potuto salvaguardare l’incolumità dei piccoli.
Paola, Cetraro e poi Cosenza. I bambini sarebbero transitati prima dagli ospedali Spoke per poi finire all’Hub di Cosenza. Il calvario sanitario è iniziato nel mese di dicembre quando il più piccolo dei due è finito al San Francesco per la frattura al braccio (ingessato e dimesso) ed è proseguito il 19 gennaio data del primo ricovero del più grande dei due bambini che di anni ne ha tre e mezzo. Sono seguite le dimissioni, quindi il 25 gennaio il ritorno in ospedale. Il 31 si è registrato l’arrivo anche del più piccolo a Cosenza. I due fratellini si ricongiungono nella stessa stanza di degenza della chirurgia pediatrica. Ieri infine il nuovo intervento al bambino di due anni per la frattura.
La mamma e la nonna hanno escluso violenze sui bambini. Ma non sono riusciti a convincere delle loro tesi né il personale sanitario né tantomeno i carabinieri della Compagnia di Paola e i magistrati della Procura. Il provvedimento d’urgenza emesso dal pubblico ministero Vincenzo Scardi dovrà essere ora convalidato o meno dal Gip.

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