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Istituzione del 'registro di genere' a Cosenza, D'Ippolito: “Documento privo di effetti”

Istituzione del “registro di genere”, il consigliere di FdI spiega le ragioni del voto contrario espresso in consiglio. Per l’esponente del centrodestra le leggi non consentono di avere una doppia identità

Giuseppe d’Ippolito è consigliere comunale di Fratelli d’Italia. Nell’ultima riunione dell’assemblea municipale ha votato contro il documento proposto dalla maggioranza di centrosinistra sull’istituzione del “registro di genere”. D’Ippolito ha poi proposto una mozione che è stata respinta. Per meglio capire la posizione del partito abbiamo posto alcune domande all’esponente meloniano.
D’Ippolito cosa è successo in consiglio?
«La mozione depositata a nome del gruppo di Fratelli d'Italia chiedeva di rimandare l'approvazione di un documento - ovvero un atto non conforme alle prerogative del Consiglio stesso - perché fondamentalmente cosi come formulato non avrebbe portato gli effetti dichiarati».
Perché non produrrebbe effetti?
«Quello della identità alias è un tema molto delicato, andrebbe affrontato cercando di evitare battaglie ideologiche e soprattutto avendo ben chiaro da un lato l'interesse che si vuole tutelare e dall’altro gli strumenti messi a disposizione anche dal nostro ordinamento, che non consente in nessun caso – nemmeno in via provvisoria – di avere una doppia identità».
Avete una posizione per così dire più rigida rispetto alle altre forze politiche sulla identità di genere?
«Da parte nostra non c’è assolutamente l’intenzione di contestare l’affermazione della propria identità di genere, né tantomeno mi pare di avere indossato i panni di un omofobo, ma abbiamo cercato di ricondurre la discussione nell’alveo del diritto e soprattutto nell’ambito delle competenze del consiglio comunale».
Come valuta il documento approvato dal consiglio?
«Il documento, che oggi emerge ancor di più nel suo reale significato, di mero strumento politico, ha avuto una lunga gestazione, e da parte nostra, pur non condividendo alcuni punti di merito é stata data ampia disponibilità a capire cosa la maggioranza volesse predisporre, in particolare a quali esigenze si volesse dare una risposta concreta. È da qui che iniziano le differenze tra il mio modo di concepire il ruolo cui siamo chiamati, che ripeto è quello di Consigliere comunale e non di legislatore, e quello di chi oggi rivendica l'approvazione di questo documento come un grande passo in avanti nella battaglia dei diritti. A me sembra che l'atto in sé, che finora non era rivendicato dal Partito Democratico, ma che veniva presentato sotto altra bandiera, sia stato approvato più che altro per stabilire un primato, ovvero di aver approvato un documento innovativo ma che non è in grado di mantenere ciò che promette».
In che senso?
«Per esempio l’atto approvato promette di rilasciare documenti personali e certificati a nome dell’identità alias assunta, cosa che di fatto non può avvenire per legge».
Ne contesta dunque i contenuti e il metodo?
«Nulla vieta di approvare un documento politico, una rivendicazione di principi ideologici, ma non mi sembra opportuno ritagliarne le vesti di un atto amministrativo. Mi sembra che ci sia un tentativo di voler strumentalizzare la posizione espressa nella nostra mozione non volendo chiarire fino in fondo quali siano effettivamente gli strumenti messi a disposizione dei cittadini. Mi ricorda la battaglia già condotta dalla maggioranza per modificare, unica volta nella storia del Comune, lo statuto unilateralmente, per consentire Il riconoscimento dello ius soli, attraverso il conferimento della cittadinanza onoraria minori stranieri, che ad oggi non ha portato neppure ad un non solo atto concreto».

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