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Cosenza, miseria e disagio sociale. Emergenza senza appello

L’Osservatorio sulle povertà lancia l’allarme nell’area urbana. L’invito di Belmonte: «Bisogna cambiare nettamente rotta, le Istituzioni devono smetterla di tenere gli occhi chiusi»

«Cosenza e tutta la sua provincia stanno vivendo una crisi sociale senza precedenti. Il fenomeno della povertà ha raggiunto livelli preoccupanti, toccando fasce di popolazione sempre più ampie. Il disagio è sotto gli occhi di tutti: persone costrette a vivere in macchina, per strada, anziani lasciati soli e senza alcuna forma di assistenza, cittadini che non riescono più a permettersi neanche l’acquisto di beni essenziali come alimenti e medicinali». Lo denuncia il direttore regionale dell’Osservatorio delle nuove povertà, Antonio Belmonte, guardando negli occhi una realtà che molti, invece, fanno finta di non vedere.

È saltato il Banco

Belmonte sottolinea come «a peggiorare ulteriormente la situazione è stata la recente chiusura del Banco Alimentare di Montalto, sfrattato e costretto a cessare la sua attività. Questo centro rappresentava un punto di riferimento fondamentale per molte famiglie in difficoltà, garantendo il minimo indispensabile per soddisfare le loro necessità alimentari. La sua chiusura ha lasciato un vuoto enorme, aumentando il disagio e la sofferenza di chi già lottava quotidianamente per sopravvivere».

Le storie «Nel frattempo si assiste a scene drammatiche: persone costrette a lavarsi in mezzo alla strada, a dormire all’aperto e nelle stazioni ferroviarie, sfidando il freddo rigido di questo periodo. Gli anziani e i bambini soffrono in silenzio, vittime di un sistema che troppo spesso li ignora. Eppure, mentre il popolo patisce la fame e il freddo – aggiunge il responsabile dell’Osservatorio sulle nuove povertà - si continuano a spendere ingenti somme di denaro per manifestazioni, spettacoli e partecipazioni a eventi nazionali, iniziative che, sebbene importanti in altri contesti, risultano oggi difficilmente giustificabili davanti a una situazione così grave».

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