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Paola, medici aggrediti e servizi al collasso

Sanità all’anno zero anche in altre aree del Tirreno. La denuncia del presidente emerito dello Smi, De Matteis

«I mali della sanità in Calabria, nel Mezzogiorno e sul Tirreno cosentino sono ormai sotto gli occhi di tutti». Lo sostiene Cosmo De Matteis, presidente nazionale emerito del Sindacato medici italiani.
«I problemi sono molteplici a partire dalle aggressioni ai medici come quella subìta qualche giorno fa all’ospedale di Paola da una dottoressa del pronto soccorso. Per di più, continuiamo a essere una delle principali regioni - spiega De Matteis - dove persiste una forte migrazione sanitaria verso le regioni del Nord. Sono tanti i malati calabresi, spesso poveri, che sono costretti a spostarsi per ricevere cure adeguate, affrontando enormi sacrifici non solo economici. Tutto questo è dovuto ai limiti delle nostre strutture sanitarie, anche se vi sono alcune eccellenze a livello professionale. Molti ospedali sono fatiscenti, spesso con posti letto nei corridoi, camere dove non è garantita un minimo di privacy. A questo quadro già pesante si aggiunge la crisi della professione di medico di medicina generale. Nei piccoli paesi della nostra regione non vi sono più i medici di famiglia. I giovani - spiega il sindacalista - non intraprendono più la professione a causa degli stipendi troppo bassi e della mancanza di tutele (ferie, permessi di malattia e di maternità).

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