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La resilienza delle imprese cosentine e le contraddizioni del mercato del lavoro

I dati annuali del sistema economico provinciale segnalano un indice di crescita positivo (+0,52%). Algieri: «Il tasso d’occupazione resta stabile, scende quello della disoccupazione a causa del declino demografico, della fuga dei giovani e dell’aumento di inattivi»

Il mondo imprenditoriale cosentino continua la sua transizione all’interno di uno scenario che illustra uno scenario che resta dinamico. I dati appena sfornati dalla Camera di Commercio ricostruiscono un 2024 di buone intenzioni e confermano quella tendenza di crescita già apprezzata lo scorso anno. Cosenza, la Calabria e l’intero Mezzogiorno resta motore di crescita, nonostante la crisi, con una demografia di impresa tornata gravida secondo un tasso del +0,52% nel saldo tra cancellazioni (non d’ufficio) e nuove iscrizioni. Numeri illustrati dal presidente dell’ente, Klaus Algieri, che tuttavia spiega come «nonostante il saldo positivo, si osserva una diminuzione dello stock di sedi di impresa pari al - 4,6% rispetto al 2023, dovuto all’elevato numero di cancellazioni d’ufficio (ben 3.556). Leggermente inferiore (-3,5%) la riduzione dello stock delle localizzazioni di impresa, che passano dalle 81.840 di fine 2023 alle 78.968 del 31 dicembre del 2024».
Il 2024 definisce quei progressi del sistema produttivo di Cosenza e della sua provincia che sono ben visibili dopo aver viaggiato nel recente passato tra le dune di un percorso di sviluppo inesistente. Certo, l’euforia è saldamente ancorata alla tempesta perfetta che da qualche anno attraversa tutta l’economia dei paesi dell’Eurozona tra crisi di sistema e aumento del costo del denaro. Ma l’impresa cosentina resta a galla perché, sostiene Algieri, «la contrazione dello stock non corrisponde necessariamente ad una flessione del dinamismo imprenditoriale. L’analisi dimensionale, infatti, conferma la tendenza, in atto dal 2012, che vede le imprese cosentine strutturarsi in forme giuridiche più complesse, in particolare, le società di capitale che sono passate dal 17% del totale delle imprese cosentine nel 2012 al 30% del 2024. Nello stesso periodo le ditte individuali sono passate dal 64% all’attuale 56%. L’incremento del peso delle società di capitali trova parziale giustificazione nelle esigenze di un mercato, che nei periodi di crisi, penalizza gli operatori di piccolissime dimensioni spingendo le imprese più resilienti a dotarsi di formule organizzative più strutturate, in grado di reggere meglio le sfide competitive».
L’analisi settoriale evidenzia una contrazione generalizzata degli stock per tutte le principali categorie produttive: Commercio (-6%), Agricoltura (- 8,1%) Costruzioni (- 4,7%) ed Attività Manifatturiere (- 5,28%) sono i settori che hanno registrato le contrazioni maggiori degli stock sia in termini relativi che assoluti. In leggero incremento numerico solo le imprese operanti nelle Attività immobiliari e delle Professioni scientifiche e tecniche, e più in generale si osserva una tenuta delle imprese operanti nei diversi settori dei servizi.
La Camera di Commercio ha esplorato anche la mappa dell’occupazione e del mercato del lavoro da cui affiorano segnali contraddittori. Il presidente Algieri riflette sui numeri: «Le imprese cosentine nel 2024 (dati Excelsior) avevano “previsto” il 10,3% in più di lavoratori in entrata rispetto al 2023 (+0,1% la media nazionale). Anche la platea delle imprese che intendevano fare assunzioni è aumentata dal 59% del 2023 al 61% del 2024. Le professioni maggiormente richieste in provincia riguardano esercenti ed addetti alla ristorazione, addetti alle vendite e operai specializzati del settore edile. I settori che avevano previsto più entrate sono stati quelli di alloggio, ristorazione e servizi turistici, commercio e comparto costruzioni. Tuttavia, secondo l’Istituto “Guglielmo Tagliacarne”, nei primi nove mesi 2024 il tasso di occupazione provinciale è rimasto sostanzialmente invariato mentre il tasso di disoccupazione è sceso dal 17,8 del 2023 al 14,9 del 2024. Dati apparentemente contraddittori che trovano una spiegazione dalla persistenza di un costante declino demografico della provincia, un trend crescente di emigrazione giovanile e un aumento della popolazione residente inattiva, in un contesto dove il tasso di occupazione è tra i più bassi in Italia».

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