Il mondo Amaco, sospeso da anni, prigioniero di una voragine di debiti che ha ispirato la messa in liquidazione della società, si ritrova, adesso, al centro di un’inchiesta della Procura guidata da Antonio D’Alessio. Una trama intrecciata con scrupolo dal pm Maria Ludovica Blasi, la cui attenzione, negli ultimi mesi, si è soffermata intorno a sospetti di irregolarità nella gestione finanziaria dell’azienda per la mobilità. Manovre economiche che avrebbero dato la definitiva spallata alla società. Nelle ultime ore, il magistrato inquirente ha ritenuto esaurita la spinta investigativa nei confronti dei sei indagati, coinvolti a vario titolo in quel risiko finanziario che si è chiuso davanti al Tribunale fallimentare (presidente: Rosangela Viteritti; giudici: Francesca Familiari e Mariarosaria Savaglio) il 23 ottobre del 2023.
L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato inviato a: Paolo Posteraro, indicato nelle carte come legale rappresentante dell’azienda per la mobilità; Wladimiro Vercillo, Giuseppe Pettinato, Valentina Cavaliere e Adelina Di Pietro, membri, in epoche diverse, del collegio sindacale dell’Amaco; e di Gaetano Petrassi, revisore del conti dal 2018 al 2022. Il collegio difensivo – formato dagli avvocati Franco Sammarco, Eugenio Bisceglia, Anna Spada, Zaira Gallo, Bianca Zupi e Riccardo Panno – è al lavoro per studiare le carte e preparare le contromosse da esibire nei prossimi venti giorni prima che l’autorità giudiziaria si determini.
Il perno dell’inchiesta sull’Amaco è il manager Posteraro, al quale la Procura contesta ben 9 ipotesi di reato. Le contestazioni partono da quelle scritture contabili che, secondo il pm, «sarebbero state tenute in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della medesima».
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