
Vaglio Lise è un pezzo di Cosenza che sembra dormire. Ogni tanto, l’arrivo di un treno sembra risvegliare la spianata dal suo letargo. Ma dura poco. Oltre la stazione si nota la grande spianata sulla quale Palazzo dei Bruzi voleva costruirci un grande ospedale. Lo avevano già fatto nascere tra le carte dello studio di fattibilità otto anni fa. Lo avevano immaginato moderno, con le caratteristiche dell’hub e 705 posti letto per le cure. In quell’area immensa, che s’allarga su 12 ettari, tra il fiume, la ferrovia e il quartiere di via Popilia, entro la fine del 2027 (al massimo per gli inizi del 2028, e comunque, secondo il cronoprogramma dell’Inail), doveva nascere il Polo sanitario del Cosentino. L’Istituto per gli infortuni sul lavoro era pronto a stanziare 349 milioni di euro per la “Realizzazione del Nuovo Ospedale di Cosenza” e di altri 45 milioni per la “Cittadella della Salute di Cosenza”. Poi, però, il sole è tramontato su Vaglio Lise e sul progetto del centrosinistra. Decisivo il nuovo Documento di Fattibilità delle alternative progettuali che considera la nuova collocazione di Arcavacata la più conveniente, bocciando il sito nel quartiere dello scalo ferroviario, meno vantaggioso e soggetto a rischio idraulico.
Conclusioni sulle quali il Gruppo territoriale del M5S di Cosenza solleva dubbi. I pentastellati individuano la responsabilità del cambio di rotta della Regione, nel «Piano “Stralcio” che modifica il Piano di Assetto Idrogeologico (Pai) e introducendo nuove mappe di pericolosità che stravolgono gli indicatori di rischio utilizzati negli studi di fattibilità, pubblicato ad ottobre del 2024, dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale. Queste nuove mappe sono state tempestivamente utilizzate nel DocFAP che finisce così per individuare Arcavacata di Rende come sito “nettamente migliore”, escludendo Vaglio Lise. Eppure, l’opzione era stata inizialmente considerata ottimale per accessibilità, topografia pianeggiante, allineamento con il Psc comunale, integrazione urbana, minor costo e, udite udite, assenza di rischio idrogeologico».
Il M5S sospetta il movente politico. La questione «investe aspetti di trasparenza amministrativa e corretta applicazione dei principi di buon andamento. È urgente chiarire fino a che punto la “politica” debba spingersi per influenzare decisioni strategiche.
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