
La frontiera tra il mondo normale e quello della sofferenza si ritrova dentro i nostri ospedali. I Pronto soccorso si stringono come una insidia tenace nella solitudine di una sanità che in Calabria è soffocata da emergenze storiche con cui devono fare i conti i malati che ogni giorno passano da quelle stanze. Non tutti con patologie gravi. Nell’umanità dolente spesso si ritrova imboscato chi ne approfitta per accorciare i tempi per visite o analisi che richiederebbero mesi. Ma è lì perché non ha trovato risposte all’interno del cordone sanitario territoriale. Nei reparti della degenza, poi, è praticamente impossibile entrare con varchi, ormai, ridotti a una cruna che distilla lentamente posti letto e speranze per gli ammalati. E così è cominciata la fuga dei camici bianchi. Gli anziani vanno in pensione, non vogliono più restare. E giovani scappano dalle scuole di specializzazione di emergenza-urgenza. Il governatore-commissario, Roberto Occhiuto, spera di poter completare più in fretta i nuovi ospedali con quello stato d’emergenza che ha chiesto proprio per ridurre le dune della burocrazia e procedere spedito verso il traguardo. Il primo ad entrare in esercizio potrebbe essere il nuovo presidio della Sibaritide, come spiega il direttore generale dell’Asp, Antonello Graziano. «Stiamo già programmando il trasferimento di alcuni reparti per il prossimo anno. I primi a funzionare saranno il Pronto soccorso e il laboratorio d’analisi. Nell’autunno del 2026 saranno consegnati i lavori e subito dopo partiremo con il trasloco delle apparecchiature e degli arredi. Il cronoprogramma è rigidissimo».
Aft notturne
Con i nuovi ospedali sullo sfondo, l’Asp accelera sulla riorganizzazione della rete territoriale, la pietra d’inciampo della sanità in Calabria. Ma a Cosenza le cose vanno diversamente. «Sul territorio abbiamo costruito un rapporto proficuo con i medici di medicina generale. L’accordo che andremo a definire è per il prolungamento dell’orario nelle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) che passerà dall’attuale 8-20 a 8-24, in questo modo sarà garantita la copertura dell’assistenza territoriale, con la presa in carico dei codici minori, nella fascia oraria caratterizzata da un più alto numero di richieste».
Ambulatori virtuali Le reti neurali saranno il presente della medicina di prossimità. Grazie all’intelligenza artificiale, infatti, saranno compensati così storici divari aggravati dalla geografia di questa terra. La provincia non si sviluppa su un rettilineo unico. Le strade dell’assistenza e dei soccorsi seguono, inevitabilmente, i piegoni che si allargano dentro curve e tornanti in fondo ai quali si sono sviluppate le piccole comunità che vanno rapidamente spopolandosi. Nel vuoto si scorgono i piccoli borghi condannati all’isolamento con collegamenti infrastrutturali assenti e servizi inesistenti. Più di un terzo della popolazione di questa provincia vive in 123 piccoli Comuni, ognuno dei quali resta sotto la soglia dei 5mila abitanti. In quei piccoli agglomerati di case aggrappate a costoni di roccia o spalmate in mezzo a campagne gonfie di silenzio, la sanità fatica ad arrivare in tempo. I paesi più fortunati hanno un medico condotto, in altri luoghi più remoti, invece, il senso di sospensione della vita fa da colonna sonora a una sanità ancorata alla speranza. E così, è nato il progetto degli ambulatori virtuali. Si comincia in estate da tre comuni dove l’assenza dell’assistenza sanitaria è più marcata. «Bocchigliero, Campana e Longobucco saranno i comuni pilota di questa esperienza che parte proprio dalla nostra Asp per estendersi, poi, alle altre province. Si tratta di un sistema evoluto che concede autonomia agli infermieri, opportunamente formati, attraverso algoritmi decisionali condivisi. Ciascun sanitario sarà costantemente in contattato con il medico curante del paziente e con la centrale del 118 pronta a inviare l’elicottero o l’automedica. Nell’ambulatorio virtuale di Bocchigliero sarà presente anche un medico perché si tratta di un territorio particolarmente disagiato dal punto di vista dell’assistenza. In questo modo consentiremo a queste comunità di uscire dall’isolamento. Saremo molto attenti soprattutto dove c’è maggiore desertificazione di servizi essenziali. I soldi? Li abbiamo già trovati nelle risorse extra-bilancio. Attingeremo dai fondi degli Obiettivi di piano, somme che, in passato, non venivano utilizzate. Ora lo stiamo facendo. E ringrazio per questo il presidente Roberto Occhiuto per la fiducia che ci ha concesso e per la presenza e i suggerimenti che ci ha dato nella redazione di bilanci che abbiamo chiuso con somme finalmente certe».
Protocollo Spoke
Dopo la tragedia di Serafino Congi era necessario rivedere le linee guida dell’emergenza urgenza. L’Asp ha deciso di creare la figura di uno specialista reperibile per il Pronto soccorso che dovrà rimpiazzare il medico di turno nella prima linea se si tratta di dover trasferire un paziente con patologia tempo-dipendente con un ambulanza non medicalizzata. In questo modo, si procederà a un soccorso rapido senza il rischio di interrompere il servizio.

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