
Terzo suicidio in carcere a Paola da inizio anno. Un romeno di 40 anni con problemi psichiatrici si è tolto la vita nella sua cella. Sul caso anche la Procura di Paola ha aperto una indagine. L'uomo si sarebbe impiccato con alcuni lembi di stoffa. È ancora alta emergenza in Calabria. Nei primi sei mesi del 2024 si sono registrati oltre 5.300 “eventi critici”, tra cui 3 suicidi, 80 tentati suicidi, 225 atti di autolesionismo e 75 aggressioni ad agenti penitenziari. Un numero che ha finito per incrementarsi nel corso dello scorso anno. E anche il 2025 si è aperto sulla scia di eventi tragici.
Tra i principali problemi delle carceri calabresi il sovraffollamento e la mancanza di adeguate sezioni per i detenuti. Il 40enne è stato ritrovato senza vita dagli agenti della polizia penitenziaria nella mattinata di lunedì.
Sul caso è stata aperta un’indagine da parte della Procura di Paola, un atto dovuto per chiarire le circostanze della morte e verificare eventuali responsabilità. L’uomo da quanto si è appreso si trovava da solo in cella e avrebbe compiuto il gesto estremo senza destare sospetti.
L’evento riaccende i riflettori sulle ataviche carenze del carcere di Paola e sull'assenza di supporti adeguati per i detenuti con problemi psichiatrici. Un dramma che mette inoltre a nudo le criticità del sistema carcerario e la gestione dei detenuti con problemi psichiatrici.
L’ennesimo suicidio finisce per riportare al centro del dibattito le condizioni della struttura penitenziaria di Paola, da tempo al centro di polemiche per la mancanza di personale e di adeguati supporti per i detenuti con disturbi mentali. La situazione non è isolata: in tutta Italia, le carceri sono sempre più luoghi di sofferenza, in cui la tutela della salute mentale dei detenuti risulta spesso insufficiente.
Secondo le associazioni che si occupano dei diritti dei carcerati, il sovraffollamento, la carenza di psicologi e psichiatri e la difficoltà di accesso a cure adeguate rappresentano fattori che contribuiscono all’aumento dei suicidi dietro le sbarre. Il numero di detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri italiane ha raggiunto da tempo livelli preoccupanti.
Di fronte a questa drammatica situazione, sindacati della polizia penitenziaria tra i quali il Sappe hanno a più riprese chiesto adeguati interventi. Tra le proposte avanzate, l’incremento di personale specializzato, un maggiore sostegno psicologico ai detenuti più fragili e una revisione delle misure alternative alla detenzione per chi soffre di gravi disturbi psichiatrici. La morte del quarantenne è l’ennesimo segnale di un problema di enorme gravità che non può più essere ignorato. Mentre la Procura indaga, resta il dolore per una vita spezzata e il monito di un sistema che necessita di un cambiamento radicale per garantire dignità e tutela a tutti i detenuti.
Prima del rumeno a Paola si erano tolti la vita a inizio gennaio un dipendente della Casa circondariale e un detenuto.

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