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Cosenza, la fiera di San Giuseppe tra caos e proteste. E poi i primissimi affari su viale Mancini

La piattaforma utilizzata per distribuire i permessi è andata in tilt, ieri migliaia i visitatori. La trattativa per avere in extremis vimini e terrecotte si è risolta con la fumata nera. Le ditte, dopo un sopralluogo nella zona scelta, hanno rinunciato definitivamente

«’Na Fera”». Non c’è migliore accezione per definire quanto accaduto alla vigilia della tradizionale rassegna espositiva di San Giuseppe che accoglie decine di migliaia di visitatori, provenienti da tutta la provincia ne anche da altre parti della Calabria. Una Fiera caratterizzata dal caos per l’assegnazione dei posteggi ai venditori e dall’assenza di alcuni tra i simboli del serpentone che affonda le radici al 1234, ossia 791 anni fa, quando la Fiera fu istituita da Federico II di Svevia per agevolare gli scambi commerciali in alcune città del Sud che si affacciavano sull’Oriente. Un fallimento della macchina organizzativa. Che poi la Fiera avrà il suo boom di visitatori, ci sta. È un evento che richiama grandi folle. Ma non possiamo fare a meno di raccontare quanto avvenuto nelle ore immediatamente precedenti l’inaugurazione.
Il caso di vimini e terrecotte è emblematico: ha privato l’occhio dei cosentini del biglietto da visita che da alcuni anni (dopo che la rassegna traslocò dalla città vecchia) rappresentato dall’esposizione di vimini e terrecotte tra piazza Matteotti e piazza Mancini. Era la prima tappa del viaggio nella Fiera, prima di tuffarsi verso il primo tratto (fino a poco tempo) o l’ultimo (nelle ultime edizioni) di viale Mancini. Quest’anno l’amministrazione comunale (l’assessorato alle Attività economiche e produttive, guidato da Massimiliano Battaglia, con il dirigente di settore, Francesco Giovinazzo) avrebbe voluto che vimini, piante, fiori e terrecotte si spostassero sul tratto chiuso al traffico di viale Mancini all’altezza dell’ex hotel Centrale. Destinando l’area intorno alle nuove fontane a un luna-park e alcuni stand per la ristorazione con tanto di barriere di cemento, steward, vigilantes, eccetera e divieti di transito nelle vicine traverse (inutili a nostro parere vista la scarsa presenza di stand di solito ad alto gradimento). Una decisione bocciata dai commercianti di terrecotte e vimini (i mezzi si sarebbero dovuti fermare a decine di metri di distanza con disagi per clienti e venditori) che unita all’aumento delle tariffe per l’occupazione di suolo pubblico ha indotto storici quanto affezionati venditori a dare forfait. Palazzo dei Bruzi dopo avere accusato la Gazzetta perché «disinformava» aggiungendo che gli aventiniani alla fine sarebbero scesi a patti (per fortuna smentita da Massimo Sisca, uno dei componenti del direttivo della Commissione per il commercio, con tanto di foto delle postazioni, vuote, in cui il Comune avrebbe voluto sistemare vimini, terrecotte e piante, chiosando che «non è la Gazzetta disinformata, è l’Amministrazione a disinformare») ha provato a convincere gli espositori di questi quattro settori a partecipare alla Fiera individuando un piano B e invitandoli a occupare spazi nell’area tra il carcere e l’impianto sportivo del “Marca”. La trattativa è andata avanti fino a ieri pomeriggio ma si è risolta con una fumata nera. Un paio di ditte di vimini dopo avere effettuato un sopralluogo nella zona del “Marca” hanno rifiutato l’invito dell’amministrazione comunale.
La punta d’iceberg della disorganizzazione è legata al rilascio dei permessi. La piattaforma a cui il Municipio si era affidata è andata in tilt, file enormi davanti agli uffici comunali (il personale di questi tempi è insufficiente) fino a venerdì notte per il ritiro a mano delle carte autorizzative. Uno scenario che si è ripetuto ieri mattina presto, a poche ore dal taglio del nastro della Fiera. Posti assegnati anche a tre persone diverse, venditori sistemati senza avere pagato e altri in regola che aspettavano invece di occupare il loro spazio. «Mai vista una cosa del genere, vengo a questa Fiera da anni, non avevo mai avuto ma che fare con tale disorganizzazione», ha sbottato un commerciante dell’area catanzarese. Non sono mancati i momenti di tensione, si sono avuti diverbi e litigi, ed è dovuta intervenire la Polizia di Stato e Municipale per placare gli animi dei più esagitati. Il responsabile di una delle associazioni di categoria verso le 7 ha lanciato un appello: «Numeri doppi e tripli di posteggi, il dirigente deve venire qua, a rettificare gli errori. Si vesta d’umiltà, cominciamo dal numero uno e facciamo in modo che la Fiera cominci regolarmente, nonostante tutto». Si è risolto tutto nella tarda mattinata, a pochi minuti dall’inaugurazione.
La cerimonia si è svolta nel punto esatto dove comincia l’esposizione fieristica, lungo il viale Giacomo Mancini, in via Padre Giglio, all’altezza della sopraelevata, che da diverse edizioni è diventato il punto di partenza del percorso fieristico che si conclude al Parco “Nicholas Green”. Con il primo cittadino anche una rappresentanza della giunta di Palazzo dei Bruzi con il vicesindaco, Maria Locanto, l’assessore Battaglia e quello ai Lavori pubblici Damiano Covelli. Diversi i consiglieri comunali, tra i quali anche la delegata alla Cultura, Antonietta Cozza, e Francesco Turco, delegato del sindaco ai rapporti con le confessioni religiose. Attori e i figuranti dell’Associazione “La Città del Sole-Tommaso Campanella”, diretti da William Gatto, hanno riproposto la lettura della bolla imperiale. «La Fiera è un evento che coinvolge non solo la città, ma tutta la provincia e la regione. Quest’anno - ha detto il primo cittadino - abbiamo espositori provenienti da tutte le parti del Mezzogiorno e la presenza già numerosa del pubblico che ha invaso la Fiera ci lascia ben sperare. Dal prossimo anno vogliamo allungare la durata della Fiera».

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