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Padre e figlio finiti nella morsa asfissiante del racket mafioso nel Cosentino

Racket, imprenditore pestato a sangue

"Qua tutti pagano”. Con questo tenore i taglieggiatori si sono presentati per la prima volta tre anni fa al cantiere del centro sportivo di San Nicola Arcella dove la “G.R. Impianti srl” stava effettuando dei lavori. L’estorsione veniva poi ripetuta qualche tempo dopo. Veniva quindi aggiunto che il pagamento valeva come una forma di protezione. I soldi erano da dare “a loro” o a quelli “mandati da loro”. Le conseguenze? Se non si pagava sarebbero diventati nemici. E così in prossimità delle ultime feste natalizie ancora una volta costringevano l’imprenditore a versare una somma di denaro. L’imprenditore veniva quindi poi raggiunto e affiancato da un’autovettura a dicembre dello scorso anno mentre percorreva la Statale 18. L’obiettivo? Avere il 3% di un appalto nel centro storico di Diamante (a Cirella) specificando in questa occasione che si trattava di un contributo “per stare tranquilli” e non di una richiesta di pizzo e che inoltre i soldi servivano per sostenere le spese “delle persone in carcere”.

Una sorta di bacinella dove tutti dovevano contribuire. Gli indagati nell’inchiesta hanno poi intimato anche al padre dell’imprenditore di presentarsi a un appuntamento fissato quello stesso pomeriggio (13 febbraio 2025) a Cetraro. Nel luogo concordato è giunto un soggetto con il volto travisato il quale dopo essere salito sul furgone dell’anziano genitore lo portava in un luogo appartato a Cetraro facendosi dare la sua parola che il figlio non si fosse rivolto all’autorità giudiziaria per denunciare l’accaduto. Per suggellare il patto affermava: “dammi la mano che non è vero che avete fatto denuncia e potete campare 100 anni”.

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