
Il femminicidio di Afragola ha lasciato tutti attoniti. «Condivido le parole di Paolo Crepet – afferma lo psicologo Marco Piccolo, da Cosenza – che dopo l’omicidio della ragazzina di Afragola ha puntato il dito non sui ragazzi, ma sugli adulti. Ha parlato di un baratro culturale fatto di egoismo, passività, assenza educativa. Di genitori che aprono la porta a mezzanotte, regalano 100 euro e dicono: “Divertiti”».
Ma, secondo il dottor Piccolo, «il problema è ancora più profondo. Ogni volta che accade una tragedia relazionale, la risposta è sempre la stessa: servono più psicologi nelle scuole, servono laboratori di educazione sentimentale, serve parlare di sesso, amore, consenso. Ma io non sono d’accordo».
«Educare all’umanità non è una materia scolastica»
«Non basta “parlare” d’amore se l’amore non lo si è vissuto in casa», continua lo psicologo. «Abbiamo avuto decenni di Educazione Civica, e la partecipazione politica è crollata. Decenni di Educazione Fisica, e i ragazzi sono sempre più sedentari, obesi, alcolizzati. Decenni di insegnamento della Religione, e viviamo nel Paese più disperato e nichilista d’Europa – e non a caso, quello con la natalità più bassa.»
«Non è una questione di ore in più: è una questione di assenza di adulti veri. Non sono gli interventi formali nelle aule ciò di cui i nostri figli hanno più bisogno, ma di padri e madri presenti, autenticamente adulti. Adulti capaci di amare davvero e quindi di dare limiti, di essere un esempio etico e morale. Adulti che abbiano il coraggio di dire “no” al proprio narcisismo, al proprio adolescentismo, per educare figli con radici solide, e non solo con diritti campati in aria.»
«Viviamo in un tempo che ci confonde»
«Purtroppo viviamo in un mondo e in un tempo che ci confonde. Ci distrae con parole come “femminicidio”, “patriarcato”, “diritti”, ma ci lascia soli in una cultura che ha perso il senso del limite, del sacrificio, della cura», prosegue Piccolo.
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