
C’è un pezzo di purgatorio nella città di San Francesco dove ogni giorno, di ora in ora, di minuto in minuto, la gente sconta sulla propria pelle i peccati – se così li si vuol chiamare in senso lato – che altri hanno commesso su delega del “popolo sovrano”. Si espiano gli errori, le distrazioni, le trasgressioni e i vizi delle scelte sbagliate (alcune le si potrebbe definire anche scellerate) nel pronto soccorso dell’ospedale che porta il nome del taumaturgo protettore e patrono della Calabria. A parte l’organico dei medici perennemente in affanno, se non sottostimato – e sul quale si potrebbe per una volta sorvolare: tanto parlarne servirebbe a poco visto che s’è detto tutto e il suo contrario – da oltre una settimana, o forse più (mentre nei giorni scorsi tutti si stracciavano le vesti per la mancata apertura del reparto di emodinamica) ha dato forfait anche la Tac. E perdipiù nel silenzio generale. La maggior parte delle persone “altolocate” erano impegnate a discutere d’altro.
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