
Un nuovo caso di botulismo nel territorio dell’Alto Tirreno cosentino potrebbe riaprire il dossier. La vittima - una ragazza residente a Scalea, originaria di Sant’Agata D’Esaro - che ha raccontato la sua vicenda in un dettagliato post pubblicato due giorni fa sui social - esclude, infatti, un legame con il focolaio di Diamante. Mentre l’attenzione nazionale resta catalizzata sul focolaio scoppiato in agosto nella cittadina tirrenica, legato a un food truck, un altro caso - autonomo e ancora avvolto nel mistero - sta, dunque, prendendo forma pochi chilometri più a nord: è quello della ventiquattrenne, che, attraverso, appunto, un racconto social, ha condiviso i suoi momenti difficili, lasciando aperta la possibilità di aggiungere un nuovo filone d’indagine su una vicenda dolorosa, che ha segnato l’estate nella Riviera dei Cedri. Sollevando, soprattutto, una domanda cruciale: esistevano altre fonti di contaminazione? Gli esami dell’Istituto Superiore di Sanità - come riferito in un documento dell’Asp di Cosenza - hanno accertato la diagnosi di intossicazione da Clostridium Botulinum pure per la ventiquattrenne.
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