
Il cambio al timone del clan Muto è stato agevolato in questi anni dalle carcerazioni che si sono succedute a Cetraro. Ma Giuseppe Scornaienchi in ogni caso era già da tempo diventato un leader. Temuto e rispettato dai suoi sodali e dalle altre consorterie anche per via dell’appartenenza a quella famiglia radicata nel tessuto criminale regionale.
Approfittando di quel vuoto che si era creato all’interno del locale di ’ndrangheta ha iniziato a dettare quelle regole a cui attività commerciali e imprenditori del territorio dovevano attenersi per non avere problemi. Pagare il pizzo innanzitutto. Bombe, minacce e incendi hanno caratterizzato l’ultimo triennio sulla costa tirrenica del Cosentino dove rimangono ancora aperte diverse indagini le quali non sono state affrontate nell’ultima ordinanza scaturita dalle indagini della Dda. Tra queste il grosso rogo di qualche mese fa che si è sviluppato all’interno dei capannoni di “Ecologia Oggi” a Cetraro che ha distrutto dieci mezzi dell’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti. Un atto chiaramente doloso. Così come rimangono aperti i casi dei due omicidi. Dopo quello di Alessandro Cataldo nel 2023 a fine maggio è stato ammazzato Pino Corallo un meccanico 59enne che dopo aver scontato una condanna per spaccio di stupefacenti era tornato al suo vecchio lavoro cercando di dimenticare i fantasmi del passato.
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