E se Dio o il destino (se davvero esiste) tessesse le sue trame lasciandoci semplici vittime delle sue decisioni? Se lo sarà chiesto "il furetto" Matteo Gemma nella sua corsa controtempo verso un successo insperato eppure disperato. Nella sua gara controcampo, nella partita di chi corre controvento. Se lo sarà chiesto Matteo il «bomber tascabile» in quella «dannata vicenda Gemma» a tinte gialle, durante la scommessa dell'esistenza, in quello scampolo di vita consumata e riesumata ad ogni tiro in porta.
Lui, che è il protagonista di "Secondo tempo-Il calciatore incastrato" (Tailos edizioni, pagg. 259, prefazione di Mauro Cucè), opera prima di Vittorio Scarpelli. Il giornalista di Gazzetta del Sud che, in un momento preciso e indifferibile, ha riallacciato le fila di un discorso già cominciato e poi accantonato nell'attesa del pretesto che gli consentisse di compiere la trama. Ed è arrivato quel pretesto, quando nel 2020, in piena pandemia, anche Scarpelli si è trovato appeso alle macchine che lo aiutavano a respirare. Disteso su un letto dell'Annunziata (ospedale a cui saranno devoluti i ricavi del libro: «Ai medici, infermieri e Oss del Reparto di Pneumologia... Loro sanno perché»). Teso verso tutto quello che continuava a scorrergli nelle vene finché «la sua (vita) era risparmiata nonostante una brutta polmonite».
Una storia intrecciata con i fantasmi del passato e i ricordi paradossali del futuro. Tra digressioni vere o verosimili e l'invenzione scrupolosa di un mondo tutt'intorno che, delineandoli, imprime i caratteri. Nel quale altre vite giocano ruoli determinanti per la Storia. Da una Calabria ad un'altra Calabria, da una Cosenza ad un'altra Cosenza. Passando per una terra di mezzo larga e personale, individuale com'è ogni comunità. Chiamando a raccolta nomi e cognomi, per restituire identità.
«Nel 2023, quando Matteo aveva appena 22 anni si apprestava a firmare le carte del divorzio: orfano, vicecampione del Mondo e d'Europa, amante della vita spinta ai limiti, accusato di aver truccato alcune partite, separato e con due figli neonati... la salita era appena iniziata per Gemma». Una "montata" che in cima s'incrocerà col pierre Filippo Dami, con la promessa del giornalismo Mimmetto Sàngria («mezzo secolo di vita tra sogni infranti, fallimenti, amori spezzati e alopecia»), con la moglie bambina Giada e la carne della sua carne, Thomas e Asia. O con Gino, il tipo dell'oratorio che gli ha allenato il fianco. Tra i segni lasciati dai sogni sulle ginocchia rotte (ché «un ginocchio guarisce se è sana la testa») e i battibecchi da crepacuore dei coniugi Gemma. S'incrocerà con Roseline, con Bibbi Monaco. Con Bibbi Monaco. Mentre «un cucchiaio» cambiava gusto all'intera portata.
L'estetica del giornalismo, l'etica dell'informazione. La ricerca della verità. Il ricorso poderoso (ponderato) ai dialetti, il discorso diretto quando non servono mediazioni, la lingua dello sport (tra cronache e «titoloni»). Intricato in una rete intrigante, gonfia di attesa per un epilogo che, alla fine, salda fine e principio.
Che nonostante «Il mondo si era rovesciato, il carnefice era diventato vittima», c'è un secondo tempo per tutto e per tutti. Anzi, «Il tuo secondo tempo non sarà neanche l'ultimo». «Si può tornare a festeggiare un gol, ed esultare». Tra le dediche c'è l'anatema di zio Marcello: «Un essere umano per lasciare un segno della propria esistenza deve allargare la famiglia, scrivere un libro e piantare un albero». Vittorio Scarpelli ha piantato il suo.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia