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Un tesoro "nascosto" a Seminara: la chiesa di Sant’Elia e Filarete. Affreschi di rara bellezza

Un “tesoro” nascosto.  Una chiesa ortodossa sorvegliata da schiere di ulivi secolari, tra le terre che furono i luoghi amati dal monaco Barlaam, precettore di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio e gloria eterna della cultura europea. Barlaam fu uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e occidente e viene considerato uno dei padri dell'Umanesimo.
Il “tesoro” di cui parliamo è la chiesa di Sant’Elia e Filarete, luogo di culto dell'Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta, costruita e progettata dall’imprenditore, tecnico  e artista Enzo Simonetta per iniziativa di un medico e scrittore di raffinata cultura: Santo Gioffrè. Il lavoro progettuale reca la firma dell’ingegnere Giuseppe Buggè e la struttura è stata costruita su un terreno donato da Gioffrè - che è stato apprezzato assessore alla Cultura della Provincia di Reggio - in uno degli angoli più suggestivi di Seminara, città di antichissima tradizione e florido centro economico e letterario dell’Italia meridionale nei secoli scorsi.
La chiesa voluta da padre Nilo - oggi residente a Stilo - sta particolarmente a cuore al Patriarca ortodosso Bartolomeo di Costantinopoli, che venne a benedire il terreno sulla quale poi è stata eretta.
Ma perché è un vero e proprio “tesoro” architettonico e artistico? Perché all’interno sono stati realizzati degli affreschi di rara bellezza da un altro frate ortodosso, padre Basilio, giunto appositamente dalla lontana Grecia per abbellire la struttura sacra. «Una struttura» spiega Enzo Simonetta «realizzata seguendo la tradizione ortodossa che impone l’utilizzo di materiali del luogo. E noi abbiamo adoperato mattoni, tegole, cotto e pietra di San Lucido valorizzando al massimo  tutta la produzione garantita da quest’angolo della Penisola».
La sede sacra, oggi gestita da padre Benedetto, è un luogo di culto e venerazione sempre aperto e visitato da gente proveniente da tutto il mondo. Seminara, d’altronde, come ha sempre scritto e poi ribadito in ogni luogo di confronto culturale il vulcanico e geniale Santo Gioffrè, è stata una città di alta spiritualità come testimoniava la presenza di decine di chiese e conventi esistenti in quest’area della Calabria.
Ancora oggi vi è collocata la Basilica Santuario di Maria Santissima dei Poveri che  al suo interno conserva la venerata statua lignea della Madonna dei Poveri. Altre opere d'arte di valore custodite nel Santuario sono due statue di San Pietro e San Paolo del XV secolo, e una Madonna con bambino attribuita ad Antonello Gagini .
«Devo ammettere» spiega Enzo Simonetta «che durante i lavori di costruzione percepivo antiche energie e sensazioni che questi luoghi ancora sprigionano. È stata una esperienza non solo lavorativa  ma anche onirica e spirituale di grandissima suggestione. Una esperienza forse irripetibile». Proprio come aveva immaginato che fosse lo scrittore Gioffrè cantore colto e autentico di questo pezzo d’Italia che più di tutti l’ha desiderata.

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