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Quegli «amanti», come tanti. In scena al Rendano di Cosenza, ne parliamo con Massimiliano Gallo

«Il pubblico ha bisogno di incontrare storie in cui può riconoscersi, e ha bisogno di un teatro che sia vivo»

Questione di alchimie. Di pozioni e alambicchi indovinati. Di sold out nei teatri di tutta Italia da più di un anno. Beh, questo è “Amanti”, che sarà in scena al teatro Rendano di Cosenza, oggi e domani, grazie a Pino Citrigno e Gianluigi Fabiano, di L’altro teatro. Un successo, quello di “Amanti” che, tra gli altri, ha un grandissimo merito: tirar fuori da un tema dei più dibattuti qualcosa di nuovo. Con un testo ben scritto e ben interpretato, dove anche nell’inevitabile passaggio di qualche stereotipo, c’è originalità. Di narrazione, di punti di vista, di scorrere della vicenda raccontata. Lei e lui, Claudia e Giulio, sposati entrambi, entrambi insoddisfatti del ménage quotidiano, entrambi in terapia salvifica dalla stessa analista. S’incontrano casualmente. Scocca la scintilla. Diventano amanti. E stanno bene insieme. Bugie, sesso, tradimenti, gioco dell’amore, rifugio, eccoli gli ingredienti che si amalgamano pian piano e incorniciano una commedia dolceamara capace anche di strappare diverse risate.
C’è Ivan Cotroneo, dietro allo script, fine cesellatore delle vicende umane trasposte su carta, grande e piccolo schermo, e adesso anche in teatro. E c’è un cast di attori molto affiatato, in cui spiccano Massimiliano Gallo e Fabrizia Sacchi che interpretano i fedifraghi del titolo. Noi abbiamo incontrato Massimiliano Gallo.

Come si fa a “pescare” tanta originalità portando in scena un tema così inflazionato? Sia nello script, sia nell’interpretazione…

«Dipende un po' dalla penna e un po’ dagli interpreti. Ivan Cotroneo è un autore che riesce a regalare sempre bellissime storie e che ha una sensibilità nel raccontare bene gli universi maschile e femminile, completamente diversi, opposti, lontani. Così, in questo spettacolo ti diverti tanto perché vedi questi due personaggi a confronto e poi ti prende la storia, ti commuove. “Amanti” ha avuto subito un enorme successo. Il pubblico ha grande empatia verso i personaggi e sono storie dove bene o male poi ti sei ritrovato direttamente perché l'hai vissute e indirettamente perché casomai un tuo amico l'aveva vissute. Insomma, c'è la penna di Ivan e poi nel mettere su lo spettacolo mi sono pure divertito a improvvisare, a impersonare il protagonista a modo mio e quindi sono uscite fuori un sacco di cose molto, molto belle».

Tanti sold out, tante richieste di repliche… cosa pensi sia piaciuto di più al pubblico di “Amanti”?

«Eh, l'anno scorso facevamo un record di incassi a Milano, al Manzoni. Secondo me il pubblico ha bisogno non solo di incontrare storie in cui può riconoscersi, ma ha bisogno pure di un teatro che sia vivo. Spesso vai a vedere degli spettacoli in cui la parola è cosa morta. A noi è qualcosa che avviene quella sera, nel senso c'è anche una parte di improvvisazione e di divertimento che è la stessa che poi prova il pubblico. Secondo me il pubblico ha bisogno d’incontrare i propri beniamini, però ha bisogno pure di vedere un teatro “vivo”».

Quanti uomini di oggi è, Giulio? E quante donne, Claudia?

«Giulio penso che sia una fetta enorme di uomini. In generale, l'uomo è basico, non ha grande tridimensionalità. Quindi ci sono molti Giulio in circolazione. La donna in questo caso fa una scelta di grande coraggio, un’azione che appartiene alle donne. Alcune scelte che a volte si fanno in delle storie d'amore che capisci che vanno chiuse oppure non vanno considerate».

Ché poi, nel tradimento, possono essere più le bugie dette a sé stessi che quelle dette all’altro/a…

«Se ti proietti in una realtà che non esiste, a un certo punto dovrai fare i conti con questa realtà. Il tradimento, se lo fai a te stesso, è forse ancora più pericoloso».

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