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Mistero a Cosenza, il Comune pronto a ricevere i reperti? Cozza: “Bilotti scriva e... valuteremo”

L’enorme collezione del mecenate è composta da anfore magnogreche, italiche, etrusche e fenicie. La donazione avrebbe finalità culturali e didattiche a beneficio degli studenti. Il Ministero ha “vincolato” la raccolta definendola di eccezionale interesse

Il “mistero buffo” s’infittisce. Perché la collezione di anfore e reperti archeologici di cui il mecenate, studioso e amante dell’arte, Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, vorrebbe far omaggio alla città non sarebbe mai stata proposta al Comune. Nel senso che non esisterebbe alcun documento ufficiale protocollato e indirizzato al sindaco Franz Caruso.
«Relativamente alla collezione archeologica che Roberto Bilotti vorrebbe donare all’Amministrazione, è importante» ci spiega Antonietta Cozza (nel fotoriquadro), delegata alla Cultura del Comune «precisare che presso il nostro ente non è mai stata inviata formalmente una proposta di donazione e , dunque , senza una richiesta formale non possiamo certamente valutare le caratteristiche della donazione.
Inoltre voglio sottolineare» continua la consigliera delegata «che la Direttrice del Museo non ha mai rifiutato tale donazione, se non fatto emergere che la vocazione del Museo dei Brettii e degli Enotri è prioritariamente quella di ricostruire la storia archeologica della città di Cosenza, con l’acquisizione – poi riuscita – dei reperti rinvenuti dagli anni ‘80 del secolo scorso nel centro storico della città, in fase di allestimento. Del resto anche in passato il Museo cittadino ha ricevuto donazioni di reperti archeologici, fra tutti Agostino De Santis, ma essi risultavano contestualizzati e coerenti con la storia del territorio provinciale. Aspettiamo dunque il cammino formale e poi potremo fare tutte le valutazioni artistiche e culturali per la giusta valorizzazione della collezione Bilotti».
Morale della favola: la speranza di vedere esposti i preziosi reperti nella nostra città può essere coltivata. La famiglia Bilotti ha fatto importantissime donazioni di opere al capoluogo bruzio che oggi arricchiscono il Museo all’aperto di corso Mazzini. Il rapporto tra questo nucleo familiare e la città d’origine.
L’idea di Roberto Bilotti è adesso quella di consegnare l’enorme mole di reperti al capoluogo bruzio perchè possano rivelarsi utili dal punto di vista didattico. Si tratta, infatti, di materiali risalenti fino al terzo millennio prima di Cristo. Non solo: la collezione privata conta pure su anfore datate a un periodo compreso tra il VI e il VI secolo avanti Cristo. Vi sono “pezzi” magnogreci e italici (quest’ultimi ascrivibili agli Apuli, i Siculi e i Campani). La raccolta, arricchita da acquisiti compiuti alle aste di tutta Europa, si compone pure di reperti etruschi e fenici. Queste due popolazioni sono entrate più volte in contatto con i territori calabresi.
Il Ministero della Cultura ha dichiarato la collezione .- vincolandola - di «eccezionale interesse». Un interesse che adesso dovrebbe trovare riscontro nella nostra comunità (o almeno si spera). È quello che certamente vorrebbe Bilotti visto quanto ha dichiarato al nostro giornale. Forse, basterebbe una banale telefonata per avviare il virtuoso meccanismo e sciogliere i nodi di questo... “mistero buffo” (parafrasando, ancora una volta, il grande Dario Fo).

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