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“Alla ricerca di una rosa ancora rossa”, a Cosenza il ricordo di Antonante, Dionesalvi e Costabile

Un omaggio che vale per tre. Una performance che ha saputo coniugare nostalgia e riconoscenza, gioia e commozione ricordando tre intellettuali che hanno lasciato un segno nel panorama calabrese e italiano.
Ha debuttato all’interno del Festival delle Invasioni, nella piacevole cornice del teatro all’aperto ricavato alle spalle del cinema Tieri, lo spettacolo “Alla ricerca di una rosa ancora rossa”, libera interpretazione del lavoro scritto a quattro mani e messo in scena nel 1998 da Antonello Antonante e Franco Dionesalvi sulla figura del poeta Franco Costabile, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita.
Un’amicizia, quella fra Antonante e Dionesalvi (ideatore fra l’altro proprio del Festival delle Invasioni), che li ha uniti in vita e, per una tragica casualità, anche nella morte, avvenuta per entrambi, seppure in luoghi diversi, il 6 luglio del 2022.
Un anniversario che la moglie di Antonante, Dora Ricca, e la figlia Renata hanno voluto commemorare nel modo più consono: riportando in scena il frutto della loro collaborazione, rendendo così omaggio ad un poeta calabrese molto amato e poco conosciuto.
Sei attori - Francesco Aiello, Lara Chiellino, Mariasilvia Greco, Ernesto Orrico, Elvira Scorza e la stessa Renata Antonante - per una performance intensa e metateatrale, impreziosita dalle musiche di due musicisti, Checco Pallone e Piero Gallina, anche loro di casa al teatro dell’Acquario, ormai dismesso ma luogo di formazione per la maggior parte degli attori cosentini.
«Anche se il copione vero e proprio non l’abbiamo trovato – spiega Dora Ricca – grazie ad appunti e ricordi abbiamo cercato di ricostruire la genesi dello spettacolo, che si intitolò “Una rosa ancora rossa”, su citazione della poesia di Costabile “Una rosa nel bicchiere”».
Pagine che si innalzano verso il cielo, rose rosse messe a dimora nel finale sono invece frutto della creatività di Renata, figlia d’arte, da anni residente in Francia: «Mi piaceva l’idea di non portare in scena solo citazioni ma anche azioni, che prendono il tempo necessario. Vasi, terra e piantine di rosa erano conservate nelle valigie, quelle degli emigranti, antichi e moderni, raccontati da Costabile nella poesia “Il canto dei nuovi emigranti”».

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