L’eterna odissea dei precari calabresi. Dalla tanto proclamata stabilizzazione alla proroga di quattro mesi dei contratti a tempo determinato. Un percorso accidentato che nell’ultimo giorno del 2018 ha tenuto col fiato sospeso 4500 lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità che da oltre 20 anni vivono nel limbo dell’incertezza. A causa dell’estremo ritardo con cui è stata approvata la manovra del governo, i comuni calabresi hanno dovuto completare gli adempimenti amministrativi nel tardo pomeriggio di lunedì scorso.
Una vigilia di Capodanno complicata per gli uffici amministrativi che, all’ultimo respiro e con notevoli disagi, hanno dovuto approvare delibere e contratti per garantire, fino al 30 aprile, il lavoro a migliaia di lsu e lpu. Anche gli uffici regionali, non conoscendo il contenuto delle misure governative in materia di proroga dei contratti ai precari, hanno dovuto fare i salti mortali per dare certezze ai comuni.
La circolare pubblicata nella tarda mattinata sul portale regionale, in mancanza di dati ufficiali, ha scandito, in maniera generica, le modalità di presentazione dei documenti necessari al rinnovo dei contratti. Dopo oltre 20 anni di precariato, dopo eclatanti proteste, dimissioni di sindaci, proposte dei sindacati e richieste di dialogo con i rappresentanti del governo avanzate negli ultimi due mesi, nei fatti, l’anno appena passato è stato alquanto turbolento per i precari calabresi.
In attesa di ricevere il decreto ministeriale che dovrebbe prolungare i contratti fino al prossimo ottobre, i municipi potranno garantire i servizi fondamentali alla popolazione grazie ai lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Nell’Arbëria del Pollino, nei comuni di Acquaformosa, Lungro, Firmo, San Basile, Frascineto e Civita sono oltre 70 i precari della pubblica amministrazione a cui sono stati prorogati i contratti. Una forza lavoro fondamentale per far funzionare i municipi.
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