Un periodo difficile. Con le imprese bloccate per settimane, la gente rimasta chiusa in casa, l’angoscia collettiva del futuro. L’emergenza Covid-19 ha spaventato l’Alta Calabria. Ripartire non è facile ma occorre non perdere la fiducia.
Altre volte nella nostra regione le cose, nel corso dei secoli, si sono davvero messe male a causa di calamità naturali e guerre mai, però, i calabresi hanno alzato bandiera bianca. «Occorre sostenere la ripresa aiutando le imprese ma anche le famiglie per spingere i consumi, compressi dall'emergenza sanitaria» dice Fortunato Amarelli, presidente di Confindustria Cosenza. commentando le misure del governo per la "Fase 2".
«I danni fatti da questa emergenza sono davvero enormi e ne vedremo i risultati probabilmente solo tra qualche anno - continua Amarelli - e ora dobbiamo riuscire a ricostruire una società che abbia fiducia e speranza: se riusciamo a mantenere un certo livello di fiducia, allora la crisi diventerà temporanea, ma se si innescherà un circolo vizioso e resterà la sfiducia del consumatore, ma anche degli imprenditori a fare investimenti, questo non può che portare ad una diminuzione del livello occupazionale e ad un ulteriore momento recessivo, che non possiamo permetterci».
La fiducia delle imprese, a giudizio di Amarelli, si sostiene attraverso un’iniezione di liquidità. «Con la cassa integrazione - fa rilevare il presidente di Confindustria - è stato dato ristoro a tanti lavoratori che avrebbero anche potuto perdere il loro posto, ma è importante anche sostenere i consumatori, perché se non si sostiene il consumo poi anche le aziende si fermano. E penso a soluzioni come quelle trovate per gli autonomi o altri mezzi come il reddito universale o di emergenza».
Finora, sottolinea, due strumenti sono stati fondamentali: quello delle moratorie e quello della cassa integrazione. «Ma non è abbastanza - precisa - intanto bisogna fare tutto velocemente, ma oggi c’è una gran parte di imprese, sia in quelle grandi, più strutturate, ma anche quelle piccole, che hanno il contatto con i consumatori, tutte con grandi difficoltà, e abbiamo bisogno che siano aiutate. E gli strumenti devono essere di più. Io sono convinto che avremmo potuto fare un lockdown un pò meno forte di quello che abbiamo avuto - dice ancora Amarelli - perché ci sono aziende che sarebbero potute restare aperte, ma non dimentichiamo che alcune si sono fermate per questioni di mercato, perché i loro prodotti sono magari di consumo più marginale, non di prima necessità, e sono state costrette a chiudere anche se il decreto consentiva loro di poter restare aperte».
E anche in questa Fase 2, secondo Amarelli, ci saranno aziende che non riapriranno, «per evitare di aumentare costi fissi. I nostri indicatori ci dicono che si sono fermate oltre il 70% delle aziende - precisa - ed è vero che le attività dell'agroalimentare, molto diffuse in Calabria, sono rimaste aperte. Ma pensate a tutti i cantieri che sono stati finora fermi, e l'edilizia è il motore principale della nostra regione, dal punto di vista economico; pensate al turismo, che è un'altra fetta importante del sistema e che non riprenderà nella Fase 2, e neanche nella Fase 3. E se per le aziende che hanno avuto una piccola flessione gli strumenti dei mutui a sei anni possono essere sufficienti, per chi perde il 70% del fatturato questi non sono sufficieenti".
I dati riferiti ai contagi nell'Alta Calabria appaiono intanto confortanti. A Cosenza 21 i pazienti in reparto, 284 persone in isolamento domiciliare, 124 guariti, 29 deceduti. Il focolaio di Bocchigliero può ormai considerarsi chiuso: tutti i pazienti della casa di cura per anziani infettati dal Covid si sono negativizzati. Solo uno è rimasto positivo. 15 guarigioni si registrano a Corigliano Rossano, mentre nell'unico comune “zona rossa” della regione si registrano dati incoraggianti. Su trenta degenti di Villa Torano risultati due settimane fa positivi, 16 sono adesso risultati negativi.
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