La fine del sussidio di Stato è stata certificata con un banale Sms. Un “bip” sul telefonino ha annunciato il ritorno all’indigenza, alla più nera miseria. Nella nostra provincia lo stop al Reddito di cittadinanza ha riguardato complessivamente 5.234 persone. Tante, troppe. E la inusuale “notifica” via telefono ha, dopo la sorpresa, provocato giustificabili reazioni.
Quali? Il presidio collettivo degli uffici comunali che si occupano di Welfare. In città il fenomeno è crescente e preoccupante. Il sindaco, Franz Caruso, tuona: «Registro la manifesta volontà di passare il cosiddetto cerino di quella che rischia di diventare una bomba sociale nelle mani dei Comuni, a prescindere se essi siano guidati da coalizioni di centro destra o di centrosinistra. Ed, invero, un Sindaco non è e non può essere il segretario di un partito, ma è e deve essere il rappresentante istituzionale della sua intera comunità, facendosi carico a 360 gradi dei diritti e dei doveri dei cittadini. In questa ottica ho espresso, insieme a tanti altri colleghi, una giusta e vibrata protesta per la mancanza di sensibilità, oltre che di pragmatismo, manifestata ancora una volta dal Governo Meloni che con freddo distacco non solo non si è assolutamente posto il problema di lasciare tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza, dalla sera alla mattina, senza alcun sostentamento, quanto non ha tenuto in alcun conto le difficoltà che avrebbe arrecato ai servizi welfare dei Comuni che non sono in grado di prendere in carico anche i soggetti che fino a ieri sono stati gestiti dai centri per l’impiego, per una cronica carenza di personale e per un’annosa inadeguatezza dei mezzi informatici». Il caos è solo all’inizio.
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