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Cosenza, questa non è una terra per giovani tra “cervelli” in fuga al Nord e Neet

E l’autonomia differenziata rischia di aggravare le attuali disuguaglianze

L’incubo del federalismo rimanda costantemente a uno scenario di solitudine che fermenta tra le storiche fragilità di un Sud del Sud che non cresce mai. Lo dicono i report che s’intrecciano mostrando tutti lo stesso profilo di depressione che spinge questa terra verso il baratro di una fase di stagnazione strutturale che non è più solo economica ma è, soprattutto, sociale. Le difficoltà quotidiane addentano e strappano a morsi pezzi interi di questa provincia che nell’ultimo anno ha perso altri 2.267 residenti). Da troppi anni il Cosentino perde quote di futuro. I suoi ragazzi scappano e quelli che restano rinunciano a studiare e a lavorare. Sacche di Neet (acronimo di “Not in Education, Employment or Training”) ristagnano in ogni angolo delle città e dei piccoli borghi configurando un dato complessivo regionale allarmante, certificato da Istat e ribadito da Eurostat. La Calabria ha chiuso il 2023 con un poco incoraggiante secondo posto in Italia con il 27,2% di giovani Neet tra 15 e 19 anni (solo la Sicilia ha fatto peggio con il 27,9%). Il numero degli occupati “green” è sceso sotto il 50%. Nel Cosentino, in questi ultimi anni, con la speranza, sono scomparsi anche i posti di lavoro. Il punto più acuto del declino sociale ed economico è rappresentato proprio dall’universo giovanile che ha sempre meno occasioni d’impiego. Il tasso di disoccupazione stimato in questi primi mesi del 2024 galleggia attorno al 12% mentre il numero dei senza lavoro è salito a ottomila unità. Ottomila famiglie senza un reddito che si sommano a chi un lavoro ce l’ha ma è senza tutele. Un lavoro nero, tanto per capirsi e in Calabria, un lavoratore su 5 è “invisibile”. Il Governo, però, parla di opportunità in aumento e di nuove assunzioni.

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