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Scalea, il consigliere comunale Paravati attacca il sindaco Perrotta: "La città non è Gomorra"

Il capogruppo del movimento "Per Scalea" si scaglia contro il primo cittadino

"Nelle battute finali dell’ultimo consiglio comunale di Scalea si sono registrate posizioni nettamente contrapposte tra il nostro gruppo ed il sindaco Giacomo Perrotta intorno alla tutela dell’immagine della città, che in un articolo di un paio di mesi fa era stata apostrofata come sede di una nuova “Gomorra in salsa calabrese”, espressione per la verità neanche originale perché già usata in maniera più pertinente per recensire il bel film Anime nere di Francesco Munzi". E' quanto afferma in una nota il capogruppo in consiglio comunale del movimento "Per Scalea", Angelo Paravati.

"Da parte nostra abbiamo sentito il dovere di rimproverare all’amministrazione il fatto di non aver avuto “la decenza o il coraggio di uscire” per difendere la propria città di fronte ad “un articolo che parlava di una Gomorra a Scalea” e per non aver saputo rivendicare il dovuto rispetto per l’intera cittadinanza e per le forze dell’ordine che l’hanno sempre tenuta al riparo da certi fenomeni criminali".

"Di contro il sindaco Giacomo Perrotta, quasi a concordare con l’articolo in questione, ha detto testualmente: “Dalle situazioni di Gomorra chi rappresenta una comunità ne deve prendere le distanze, anche se coinvolgono la propria cittadinanza, e noi da quelle situazioni di Gomorra ne prendiamo ora e sempre le distanze”. Anche qui occorre portare un po’ di ordine nei termini della questione, ristabilendo la necessaria verità con la semplice attribuzione del proprio nome ad ogni cosa. Gomorra è tradizionalmente termine che indica un posto maledetto da Dio per la corruzione, l’ingordigia e il decadimento morale ed umano che vi regnano. La notorietà più recente del termine è da attribuire al romanzo omonimo di Roberto Saviano ed alla serie televisiva ad esso ispirata, dove si fa ampia narrativa di tutte le possibili miserie e nefandezze umane, dagli infiniti crimini di sangue, molte volte eseguiti da gruppi di minori, all’ostentazione dello sfarzo e del lusso fondato sul traffico di droga, alla violenza feroce come soluzione di ogni cosa, fino al pressoché totale dominio del crimine sulle forze dell’ordine e sulle istituzioni. Una esasperata affermazione delle peggiori devianze umane e della violenza più cruda e spietata".

"Ora - prosegue Paravati - anche a voler fare grossi sforzi di nefasta immaginazione, Scalea non è niente di tutto questo e non lo è mai stata. Con un po’ di obiettività, al netto di isolati e risalenti episodi che purtroppo si registrano in ogni realtà, in Scalea vediamo una città magari anche modesta, ma cresciuta e vissuta nella pace e nella sicurezza, assicurate sempre dalla cultura del lavoro e della solidarietà e tutelata comunque da forze dell’ordine ed istituzioni che mai hanno declinato il loro agire in favore di forze criminali soverchianti. A Scalea non si è mai visto nulla di quello che è rappresentato nelle scene che hanno fatto la fortuna di Saviano, né le devianze umane hanno assunto mai dimensioni tali da attirarci il biasimo della gente onesta del resto del mondo o la maledizione divina che la tradizione biblica attribuisce al termine di cui parliamo.

Anche le vicende giudiziarie che otto anni fa hanno interessato la città e la sua amministrazione vanno viste con obiettività, per quelli che sono stati gli esisti finali, che in diversi casi avranno pur accertato dei reati, più che altro entro i limiti dei rati comuni e comunque senza mai riportare nulla, neanche nelle ipotesi iniziali, dei modelli sociali cruenti, dissoluti e totalizzanti dipinti da Saviano. Del resto, troppe volte si ha l’impressione che una vicenda giudiziaria venga esasperata non tanto per la sua reale portata ma per l’esasperazione politica che ci ruota intorno.
Certo, ci risulta un tantino arduo imporre questi discorsi verso chi ha ostentato il motto “anche se siete assolti siete comunque coinvolti”, la quintessenza del garantismo giuridico, ma crediamo che anche in quel caso si sia trattato di mera esasperazione politica, una forma di cinico opportunismo tipica di tanti esponenti dei ricorrenti partiti forcaioli che spesso, per il medesimo opportunismo, son capaci di dire l’esatto contrario a seconda delle convenienze, così come, altrettanto spesso, anche se posti nei ruoli di governo, difficilmente vanno oltre la logica forcaiola ed opportunistica delle origini.

In ogni caso, una città fatta di bellezza e di sana intraprendenza, con una storia fatta di cultura del lavoro e dell’accoglienza, non può consentire che certe forme di opportunismo ne danneggino l’immagine ed il nome fino ad accostarla ai peggiori modelli di società mai dipinti dalla letteratura o dal cinema. È una mancanza di rispetto per noi stessi, per la nostra storia, per le forze dell’ordine, le istituzioni civili e religiose e tutti coloro che operano da sempre per l’affermazione di valori nobili espressi dalla nostra gente.

Noi, nel nostro piccolo vogliamo concorrere a questo, incoraggiare l’affermazione dei grandi valori umani espressi dalla nostra città e difenderli dal facile e leggero opportunismo politico che talvolta non ha scrupoli nel farne merce di scambio per il proprio tornaconto. Lo abbiamo fatto contro chi ci ha erroneamente dipinto come Gomorra e lo faremo contro chiunque oserà ripetere cose del genere.

Scalea - conclude Paravati - è soprattutto bellezza, onestà, intraprendenza, accoglienza, solidarietà, lavoro e buona volontà, e sono questi gli aspetti ed i valori della nostra città che vogliamo rappresentare al meglio, perché crescano e si affermino in maniera sempre più forte".

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