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Rende, lo sviluppo urbano tradito. I piccoli Comuni in rivolta

Il Municipio rendese avrebbe gestito in autonomia il Sasus. Critiche pure le opposizioni: «Nessun beneficio per le comunità»

Il rischio concreto è quello di un nuovo “casus belli” tra diversi comuni. L’ipotetico motivo del contendere è lo «scarso coinvolgimento» nel cosiddetto Sasus. Negli anni scorsi nacque appunto il “Servizio Associato per lo Sviluppo Urbano Sostenibile”, a Rende in località Macchialonga nella sede dell’ex Crai. Il sistema delle città di medie dimensioni e dei Comuni nelle aree interne di recente è stato posto al centro di specifiche strategie nazionali che nei prossimi anni produrranno, in capo alle amministrazioni pubbliche, impegni e opportunità che potranno essere colti solo attrezzandosi adeguatamente e tempestivamente, al fine di poter beneficiare appieno dei vantaggi. Legittimi gli obiettivi, giusta la scelta politica di convergere verso un gestore terzo. Hanno aderito 16 comuni, tra l’altro. Non pochi. Eppure qualcosa sembrerebbe non andare nel verso giusto. Se si esclude la programmazione dei Fondi strutturali europei che ha messo a disposizione dei territori della Regione un notevole pacchetto di risorse su tematiche legate all’innovazione, alle nuove tecnologie, all’energia, al clima ed all’ambiente, alla mobilità sostenibile, la cultura, il turismo ecc, per le altre scelte “locali” pare sussista qualche malumore di troppo. Il motivo? «Il Sasus non può essere solo appannaggio del Comune di Rende», fa sapere più di qualche sindaco. «In questo contesto di riferimento è opportuno e necessario sperimentare nuove forma di governo e di politica pubblica che hanno come riferimento il territorio.

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