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Rende, lo scioglimento del Comune e i troppi silenzi di tutti i partiti

Nei mesi caratterizzati dalle iniziative giudiziarie s’è ascoltato un assordante silenzio - l’ossimoro è necessario - dei partiti tradizionali

Il grande imbarazzo. La città del Campagnano entra nel limbo infernale degli scioglimenti per mafia. E diventa una “città dolente” che dovrà fare i conti con un “eterno dolore” (Dante) considerata la gravità della ferita aperta da questa esperienza amministrativa conclusa con un decreto della Presidenza della Repubblica. Il ricordo di questa conclusione amara - ma prevedibile - rimarrà impresso nella memoria collettiva e servirà, forse, in futuro a non commettere errori di valutazione. Rende resterà commissariata per 18 mesi e nel frattempo la Corte dei Conti sarà investita delle questioni sollevate dai commissari antimafia per verificare la presenza di ipotizzati danni erariali. Nei mesi caratterizzati dalle iniziative giudiziarie s’è ascoltato un assordante silenzio - l’ossimoro è necessario - dei partiti tradizionali. Hanno urlato con vigore le formazioni locali e quasi taciuto invece le rappresentanze parlamentari, le segreterie, i coordinamenti provinciali e regionali di centrodestra e centrosinistra. A volte s’è registrata qualche dichiarazione di circostanza ma nessuna iniziativa concreta e forte è stata avviata per porre l’attenzione e chiedere lumi sulla complicata situazione municipale. Nessuna interrogazione a ministri competenti, nessun dibattito pubblico, niente di niente. La chiusura anticipata della legislatura con delle salvifiche dimissioni avrebbe probabilmente evitato il disagio vissuto dall’intera comunità in queste ore. Una comunità costretta ora a sentirsi (per citare ancora il Poeta) «perduta gente».

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