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Città unica, il sindaco di Cosenza: sbagliato il metodo

Caruso ieri mattina a Palazzo dei Bruzi ha illustrato i concetti che ribadirà domani alla Regione

L’ultimo step sarà, forse, quello più impegnativo per la Prima Commissione Affari istituzionali della Regione, chiamata, ormai da mesi, a raccogliere pareri e suggerimenti da allegare alla proposta di legge sulla città unica Cosenza, Rende e Castrolibero. Domani l'organismo capeggiata da Luciana De Francesco e composto da Pierluigi Caputo, primo firmatario, Pietro Molinaro e Giuseppe Mattiani, riceverà, in audizione, i tre commissari prefettizi di Rende, il presidente della Provincia, Rosaria Succurro e il sindaco del capoluogo bruzio, Franz Caruso.

Metodo bocciato

Proprio quest'ultimo, ieri, ha tenuto una conferenza stampa in Municipio per anticipare i temi che lo stesso snocciolerà durante l'incontro alla Cittadella. Dopotutto Caruso non ha mai fatto mistero su quelle che sono le sue impressioni circa il progetto messo in campo. «Ribadisco il mio sì convito alla fusione dei comuni, ma ribadisco anche il mio no altrettanto convinto al metodo scelto e calato dall'alto dai consiglieri regionali del centrodestra».

Gli emendamenti

Fatta la premessa, il sindaco è sceso poi nei dettagli dell'argomentazione a supporto della tesi che domani, appunto, sottoporrà all'attenzione della Commissione, strutturata su una serie di emendamenti al disegno di legge ritenuti indispensabili per raggiungere l'eventuale obiettivo finale: «Serve innanzitutto uno studio di fattibilità serio e obiettivo, al fine di assicurare i livelli minimi di attuazione e di efficientamento della Struttura organizzativa e burocratica. Non si potrà prescindere dal parere della Corte dei Conti in presenza della condizione di dissesto e predissesto di uno dei comuni interessati. E poi ancora la necessità di indire un referendum popolare nel rispetto della Costituzione. Allo stesso modo è importante l'istituzione di un'assemblea costituente cui spetterà coordinare, sviluppare e monitorare il processo di fusione e un contributo regionale per i dieci anni successivi alla data del suo insediamento». Passaggi chiave, secondo Caruso, in mancanza dei quali «il progetto è destinato a fallire».

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