Il Pd oggi è assai simile a una matrioska, un partito con tanti partitini, uno dentro l’altro. Una bolgia in cui è impossibile reagire agli stimoli esterni. E la litigiosità rappresenta l’unico vero elemento di continuità all’interno di una formazione politica schiacciata dalle logiche delle correnti. Gli squarci sono evidenti nelle due città più importanti del Cosentino e rappresentano il riflesso di un partito intossicato dai veleni da cui emergono poche personalità in grado di guidare il partito verso una nuova cifra.
Una delle mine elettorali è detonata proprio a Corigliano Rossano dove il Pd ha raccolto pochissima legna, nonostante la straordinaria vittoria del centrosinistra guidato da Flavio Stasi. Un clamoroso tonfo per il quale il Circolo, smentendo il capogruppo alla Regione, Mimmo Bevacqua, ha chiesto il conto agli 8 dem candidati in liste civiche. Ma anche a Cosenza non sono mancati i fuochi d’artificio con i tre ribelli (ai quali è stata staccata la spina dalla commissione di garanzia) che hanno portato a galla un teorema noto a iscritti e simpatizzati: Nicola Adamo non avrebbe mai smesso di comandare pur rimanendo dietro le quinte.
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