La Città unica sta dividendo il centrosinistra. Il sindaco Franz Caruso interviene nel dibattito usando sia la sciabola che il fioretto. Caruso le polemiche sono quotidiane e lei viene spesso tirato per la giacchetta: come mai?
«Tanto rumore per nulla. O meglio, vado sempre più convincendomi che l'obiettivo per alcuni non è quello di realizzare la città unica, ma quello di strumentalizzare il tema della fusione per posizionamenti funzionali a lotte politiche e di potere.»
Facciamo un passo indietro: lei è favorevole o contrario alla città unica?
«La fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero è stata il punto strategico del programma su cui ho chiesto la fiducia dei cosentini. Nel mio programma elettorale la proposta di città unica era inequivoca. Alle elezioni comunali mi sono permesso persino di indicare il tempo della conclusione della attuale consiliatura comunale come termine per la sua realizzazione. In alcune prese di posizione apparse sulla stampa in questi giorni, invece, si tenta maldestramente di distorcere la mia posizione e della maggioranza di palazzo dei Bruzi. Chi si esercita in questo giochino è stolto o in malafede. Assai illuminante, in tal senso, è la dichiarazione di Giacomo Mancini pubblicata su Gazzetta del Sud : una vera fake avvelenata. Con stucchevole disinvoltura si contesta al sindaco di Cosenza di “essere arroccato sul no a difesa della propria poltrona”. Un modo irresponsabile per generare confusione e disorientamento nella pubblica opinione. Oltretutto, una intervista assai contraddittoria: esalta e condivide il referendum consultivo voluto da Occhiuto e dal centrodestra ma al tempo stesso poi sostiene ciò che quel tipo di consultazione elettorale esclude e cioè che se in un Comune dovesse prevalere il “no” , quel Comune andrebbe espunto dal progetto di fusione. E poi, si erige a paladino della città unica, tanto da farsi anche subito e persino senza aspettare i tempi finora indicati dalla Regione, ma al tempo stesso dà ragione all’amico Sandro Principe che non ha mai fatto mistero della sua contrarietà ad una fusione che non sia intesa come l’approdo di un preliminare compimento di un progetto di unione. E allora si metta d'accordo con se stesso il giovane Mancini: è a favore o no della città unica così come la vuole la Regione? È a favore o no sul referendum così come lo vuole il centrodestra? In attesa, per quanto ci riguarda non possiamo non interpretare la pretestuosità e la strumentalità delle sue continue prese di posizioni sulla amministrazione di palazzo dei Bruzi, dopo la mia elezione a sindaco, se non ricorrendo a Freud .»
Mi scusi se insisto: è favorevole al progetto di fusione si o no?
«La mia posizione è chiara e lineare. Il mio “si” alla città unica, senza se e senza ma, l’ho espresso coerentemente in campagna elettorale, in Consiglio comunale, in sede di audizione nella competente Commissione consiliare regionale di palazzo Campanella, in ogni occasione pubblica e ripetutamente dichiarato sulla stampa».
C'è qualcosa che non la convince?
«Torno a chiedere e , questa volta, spero che arrivi una risposta: che bisogno c'era che il centrodestra cambiasse la legge su cui sono nate le fusioni di Corigliano Rossano e Casali del Manco ? Perché hanno cancellato la norma che prevedeva che fossero i consigli comunali a disporre il quesito referendario? Questi interrogativi pongono più questioni. Innanzitutto, non è ininfluente il “come” si attua un progetto di fusione. Non vi è alcun dubbio che il procedimento di fusione debba partire dal basso. La Regione è chiamata a organizzare e governare il processo di fusione sulla base della espressione della volontà delle istituzioni territoriali. Una legge che vede solo la Regione unica protagonista nel procedimento legislativo ed amministrativo, per la fusione tra comuni, viola il principio della sovranità della volontà popolare. Secondo la norma imposta dalla maggioranza del Consiglio regionale, in qualsiasi momento il presidente della Regione potrà sciogliere un qualsiasi Consiglio comunale, adducendo la motivazione della fusione con un Comune contermine, dal momento che il referendum è consultivo e non si tiene affatto conto dei Consigli comunali insediatisi su mandato popolare. Né vale a questo proposito la tesi , sostenuta da alcuni, che una volta espressosi il corpo elettorale, non si potrà procedere contro l'esito referendario. Ha detto molto bene l' on. Anna Laura Orrico. Io sono d'accordo con lei: senza la norma che ne esplicita il vincolo quel referendum è farlocco. Del resto se così scontato è, che la volontà popolare verrebbe tenuta comunque in conto, che difficoltà ci sarebbe stata a non approvare una norma che prevedesse il carattere vincolante del referendum? Non è un caso che, al di là della città unica della area urbana cosentina, ci siano già decine di Comuni che rivendicano il pieno rispetto delle loro funzioni e delle prerogative costituzionali. Alcuni Comuni lo hanno già fatto, altri si sono pronunciati a favore della richiesta da parte dei Consigli comunali di abrogazione di una legge, quella del referendum consultivo, che a dir poco è da definire quantomeno illiberale. Infatti, potrebbe davvero configurarsi che, secondo la modifica apportata dal centrodestra, la finalità di quella legge regionale non sia tanto quella della definizione del procedimento di fusione, ma quella di attribuire al presidente della Regione il potere di scioglimento dei Consigli comunali che la Costituzione e la normativa nazionale vigente assegnano unicamente al presidente della Repubblica».
La legge approvata è stata proposta dal Pd, cioè dai suoi alleati: come la mettiamo?
«Per quanto riguarda la proposta del gruppo regionale del Pd sullo slittamento al 2027, mi sono già espresso proprio su Gazzetta del Sud. Il tema non è quello del tempo ma quello del rispetto dei principi democratici e costituzionali. Ribadisco, altro che arroccato a difesa della poltrona, che sono disponibile a dimettermi da sindaco il giorno stesso che sarà ripristinata dal Consiglio regionale la normativa che attua coerentemente l'articolo 133 della Costituzione e che prevede il vincolo del pronunciamento dei Consigli comunali interessati. Una fusione prefigura la nascita e non l'aborto dell’ente nascituro solo se è la risultante di una legge condivisa e non impositiva. E poi francamente, come si può non perseguire l’obiettivo di una modalità condivisa con i comuni interessati, per un progetto di fusione che riguarda una città capoluogo con le casse comunali in dissesto, un Comune commissariato ed un altro Consiglio comunale che si è già pronunciato ampiamente per il “no”? Suvvia, su questo è richiesto buon senso e responsabilità, se vogliamo che la città unica sia un vantaggio per i cittadini e non una alchimia istituzionale di puro e semplice interesse di potere ma tutto a danno dei territori. Non è, poi, tanto infondato il sospetto che la modifica della legge istitutiva sia potuto anche essere un diversivo, operato da Occhiuto e dal centrodestra, per non discutere dei veri contenuti. Attardarsi sulle procedure e non discutere degli investimenti che la città unica richiede non è un aspetto secondario. Ad oggi la Regione non ha deciso nulla sul sostegno finanziario straordinario al nuovo ente comunale».
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