La guerra dei Comitati e la battaglia del Tar. La Città unica sta impegnando associazioni e partiti in un furente confronto che presto si sposterà dalle sedi istituzionali e politiche alle piazze con banchetti propagandistici, incontri con la cittadinanza e testimonianze a favore o contro il progetto di fusione.
Contro l’unificazione del capoluogo con Rende e Castrolibero Il “Comitato Cosenza per il No” ha presentato ricorso al Tar di Catanzaro, patrocinato dall'avv. Rossella Barberio. L’atto è stato sottoscritto dal Comitato Città Policentrica e dalle associazioni Dossetti, Civicamica, Giardini di Eva, Mediterranea Media, Prima che tutto crolli, dall’Unione Sindacale di Base, dall’ Auser e dall’associazione “La Base”.
L'avvocato Rossella Barberio, rilevando nel ricorso che il processo di fusione debba avvenire con il coinvolgimento dei Comuni, «attori istituzionali direttamente interessati alla fusione e dunque parti indefettibili del procedimento», ha eccepito l'illegittimità della delibera del Consiglio regionale del 26 luglio scorso e del decreto del Presidente della Regione, che ha fissato al primo dicembre prossimo la data del referendum, per violazione di vari articoli del Testo unico degli enti locali e della Carta europea dell'autonomia locale.
L’avvocato Rossella Barberio ha sollevato altresì questione di legittimità costituzionale della legge regionale n. 15 del 2006, modificata dalla legge omnibus n. 24 del 2023, perché viola gli artt. 1,5, 114, 117, 118, 123, 133 della Costituzione in quanto, «non avendo previsto la partecipazione dei Consigli comunali nel processo di fusione, si pone in contrasto con il principio dell'autonomia, costituzionalmente garantita per i Comuni, con i principi di leale collaborazione, sussidiarietà e adeguatezza e con il principio democratico e della sovranità popolare».
I ricorrenti hanno pure eccepito l'incostituzionalità della legge 13 del 1983 perché, non prevedendo un quorum per la partecipazione degli aventi diritto, ha violato lo Statuto regionale che, all'art. 12 prevede che il referendum consultivo è valido solo se vi ha partecipato il trenta per cento degli aventi diritto.«Il motivo fondamentale del ricorso – hanno affermato i promotori del Comitato Cosenza per il No alla Fusione – è la difesa della democrazia. L’iniziativa del presidente Occhiuto e della sua maggioranza di centrodestra, inopinatamente sostenuta da buona parte del Pd, ha infatti stravolto la regola democratica relativa alle fusioni dei Comuni decapitando i legittimi poteri dei Consigli Comunali quali soggetti proponenti. Per noi non si tratta però soltanto di un problema di legalità democratica. Difendiamo infatti anche la storica centralità di Cosenza capoluogo e riteniamo pertanto che l’ulteriore ‘fuga a nord’ della fusione a tre penalizzerebbe Cosenza e soprattutto il suo centro storico e le frazioni di Donnici, Borgo Partenope e S. Ippolito, condannandoli all’emarginazione».
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