Memoria, futuro, progresso, storia. “Rende non si cancella”. Si alza forte dal Campagnano il “no” alla città unica e, prima ancora, al referendum previsto tra soli pochi giorni e altrettante ore. Hotel San Francesco strapieno per l'ultimo appuntamento di una campagna elettorale intensa. “Meno male che c’è stato il Comitato, altrimenti il sì avrebbe vinto a mani basse…”, racconta più di uno prima dell'inizio della kermesse politica. In prima fila il sindaco di Castrolibero, Greco, accompagnato dal vice e da alcuni assessori. “Chiudiamo una campagna intensa, nella quale sono stati tanti gli incontri con i cittadini di Rende: Commenda, Ceep, Surdo, Piano Monello, Quattromiglia, Nogiano, San Ianni, Pietà e Viale dei Giardini. I cittadini sono ormai pienamente consapevoli dei disastri che questa fusione anti-democratica, anti-economica e calata dall'alto rischia di arrecare non solo a Rende, ma anche a Castrolibero ed alla stessa Cosenza”, hanno rilanciato i diversi protagonisti del comitato. I “big” seduti davanti e non sul palco. Tra la gente. “Alla casta avida e predatoria, capace di muoversi solo nell'ombra attraverso accordi trasversali, fake news e favori ai soliti poteri forti, noi rispondiamo attraverso il sano e limpido confronto democratico, la vera Politica fatta dal basso, con assemblee, incontri pubblici, volantinaggio, discussioni chiare e perché no anche animate. I cittadini di Rende e dell'area urbana devono riappropriarsi della sana politica e dare un segnale forte a questa Casta inconcludente e incapace. Da domani si riparte più carichi e decisi che mai”, il messaggio chiaro. E poi, ancora. “I politici mentono sapendo di mentire, gli accademici devono dire la verità tecnica e giuridica senza farsi prendere da slanci ambiziosi di natura diversa. In ogni fusione il nuovo soggetto subentra nei rapporti giuridici, attivi e passivi, dei partecipanti, assumendo diritti e obblighi degli stessi e proseguendo in tutti gli atti anteriori alla fusione.
Nel primo bilancio successivo alla fusione le attività e le passività in capo ai partecipanti vengono iscritte ai valori risultanti dalle scritture contabili alla data di efficacia della fusione medesima”, è invece uno dei passaggi più emblematici. “Il dissesto disastroso di Cosenza rientra a pieno titolo nella fusione e produce i suoi effetti al pari di ogni altro rapporto giuridico”, sostengono. Perché votare no? “Cosenza, oltre al debito da dissesto per oltre 300 milioni di euro, ha una passività residua di oltre 90 milioni di euro per anticipazioni di liquidità a copertura della “spesa corrente”.
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