Proseguirà «con maggiore determinazione la battaglia per la istituzione del Comune unico del Savuto», nonostante il verdetto referendario del “no” alla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero. Il movimento “Savuto unito” si è detto d’essere «più che deciso ad andare avanti sulla scia di una convinzione storica che riguarda la fusione dei Comuni dell’hinterland sud-cosentino e che, in assenza di progettualità alternativa, rappresenta l’unica soluzione di contrasto all’impoverimento e allo spopolamento».
«I madornali errori politici commessi dallo schieramento del “Sì” nell’area urbana – si legge in un suo documento – non possono condizionare le scelte di questi territori che hanno risorse, caratteristiche e problematiche diverse da quelle nord-cosentine, scelte a maggior ragione errate, perché scaturite nel quadro di un’impostazione sbagliata della proposta, cui non è stata riconosciuta alcuna premialità, vocabolo scomparso dal dibattito; una serie di stridenti e malcelati contrasti interni al centrodestra e al Pd con alcune dichiarazioni pubbliche abbastanza avventate e assai poco patriottiche; una strumentale personalizzazione dell’iniziativa referendaria; una smaccata incapacità di mobilitazione delle proprie schiere al contrario dell’abilità dimostrata in questo senso dalle cordate ispirate da interessi di bottega e rendite di posizione; resistenti campanilismi mentali di vecchio stampo, ovvero una mentalità chiusa e localistica, adusa ad enfatizzare un attaccamento eccessivo (e non sempre sincero) alla propria comunità, spesso con atteggiamenti di diffidenza o rivalità verso gli altri e altrettanto spesso per fini ingannevoli; un’anti-cosentinità strisciante d’una periferia supponente e velleitaria».
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