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Capo Spulico, si conoscono in un centro per migranti e si sposano: la storia di Sebastian ed Estelle

Dopo essersi conosciuti allo Sprar si sono sposati

Innamorati nello Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati)  hanno coronato il loro sogno d' amore. Sembra una favola, ma è tutto vero. Sebastian ed Estelle per sposarsi hanno sopportato grandi sacrifici e hanno persino dovuto aspettare una  sentenza del Tribunale di Castrovillari.

"Grazie a tutti quelli che hanno contribuito a raggiungere questo obiettivo- ha detto soddisfatto la sindachessa Rosanna Mazzia che ha unito in matrimonio i due immigrati, all'avvocato Francesco Durso che ha presentato il ricorso (pare unico in Calabria) che ovviamente il Comune non ha ostacolato, alla Cidis e ai suoi operatori di Roseto, Ivan Papasso, Sonia Morselli, Rosalba Spagna, Giusy Bruno e Francesco Napoli, che hanno preparato la loro  festa nuziale e ai volontari dell'Arci, il Servizio Civile per il loro contributo.

Alla cerimonia che si è tenuta in Municipio, anche  don Franco Gimigliano da sempre vicino agli immigrati, che non ha voluto far mancare la sua presenza e tanti cittadini che volontariamente, si sono prestati per rendere più bello questo momento per gli sposi. È stato molto emozionante essere la "loro" famiglia per un giorno, ha detto il primo cittadino Mazzia, visibilmente emozionata e contenta. La stessa ha voluto sottolineare che "un progetto Sprar, è il modo ordinato di gestire il fenomeno migrazione. Gli ospiti (rifugiati e/o richiedenti asilo per motivi di guerra o umanitari), vengono accolti e avviati alla loro integrazione con la comunità ospitante. Frequentano corsi di italiano e vengono introdotti nel mondo del lavoro con tirocini formativi. Tutto questo in maniera  controllata, nel rispetto soprattutto della sicurezza della comunità che li ospita. La ridente cittadina turistico- balneare jonica, ha aperto le porte della speranza a queste persone, nel 2015, e a garanzia della sicurezza dei rosetani- ha sottolineato ancora la sindaca- abbiamo scelto coraggiosamente di presentare un progetto di questo tipo, riconosciuto valido dal Ministero dell'Interno e per questo finanziato. Grazie a questa scelta, abbiamo potuto scegliere chi ospitare e non è stato destinatario di provvedimenti coattivi da parte della Prefettura, ed anche in tal senso abbiamo avuto ragione.In questo anno i nostri ospiti hanno avuto la possibilità di ricominciare a vivere una vita normale, lontano dalla guerra, senza creare alcun problema alla nostra comunità. Infatti ricorda il legale prestato da anni alla politica attiva, i bambini hanno frequentato le nostre scuole e gli adulti hanno cercato di imparare  l'italiano.In questa "normalità" è capitato anche che due giovani sono riusciti anche a convolare a nozze".

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