Storia e identità. Cultura e coscienza civile. Sfera pubblica e consapevolezza dei problemi. In particolare: rischio sismico e capacità critica collettiva. Ancor più specificamente: passato e attualità del terremoto. Il ricordo di ciò che accadde a Cosenza otto secoli addietro, il 30 gennaio 1222, alla presenza dell’imperatore Federico II di Svevia, dovrebbe muoversi anche sulla scia di queste “direttrici” di marcia. Meritevoli di essere riconosciute con un peso specifico, culturale e pedagogico pari al significato delle iniziative di carattere religioso annunciate in coincidenza dell’anniversario. Proviamo a ragionare. Il 30 gennaio 1222, lo “Stupor mundi” partecipò alla consacrazione della nuova cattedrale, ricostruita dopo il terremoto del 24 maggio 1184, donando al vescovo Luca Campano la Croce bizantina, o Stauroteca. Si chiudeva così, in qualche modo, la dolorosa fase storica seguita all’evento tellurico verificatosi trentotto anni prima. Non era stato il primo a colpire il territorio bruzio e non sarebbe stato l’ultimo (così nel resto della Calabria), con devastanti crisi sismiche: nel 1638, 1783, 1832, 1835, 1854 - dalla quale deriva, il 12 febbraio, la festività cosentina della Madonna del Pilerio, mai utilmente valorizzata in rapporto al suo elemento originatore - 1870, 1905 e 1908. Cosa significa? Semplicemente che il terremoto è un aspetto centrale dell’identità cosentina e regionale.
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